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Franco Bechis: "Abbiamo perso la nostra libertà per colpe dello Stato". L'appello a Giuseppe Conte (e a Papa Francesco)

Franco Bechis

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Non riacquisteremo la nostra libertà il 3 aprile. "Non c'è una sola possibilità su un milione", scrive Franco Bechis su Il Tempo. E "non c'è un orizzonte previsto per un ritorno almeno graduale alla vita. Anzi, si sta pensando di reprimere le ultime piccole libertà ancora concesse: sgranchire le gambe qualche manciata di minuti al giorno, fare una corsetta, o la spesa più di una volta alla settimana".  La cosa "più agghiacciante", continua il direttore, è che "a sorpresa nessuno protesta, anzi: si è infilato in un regime bello felice".

Quindi Bechis si rivolge a papa Francesco: "Santità, ha fatto benissimo a tuonare sulla chiusura delle chiese a Roma, facendole riaprire. Ma a che serve se nessuno può entrare a recitare una preghiera?". Perché, continua il direttore, non chede a Giuseppe Conte "di concedere espressamente quella preghiera in chiesa a tutte le condizioni cautelari del caso? Possibile che si possa entrare in un supermercato e non in una parrocchia?".

Detto questo, conclude Bechis, "se ci dicono di non uscire e di limitare al minimo gli spostamenti necessari, lo capiamo bene. Ma la libertà portata via è un grandissimo sacrificio, e sulla riconquista della libertà è stata costruita questa Repubblica. Almeno a quella di scrivere e dire anche criticamente quel che si pensa non si può rinunciare. Noi siamo prigionieri in questo modo soprattutto per una ragione: non abbiamo un sistema sanitario nazionale all'altezza di questa".

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