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Enrico Mentana getta altra benzina sul fuoco: "Conte doveva conservare il profilo per il quale gli veniva consentito di usare quel canale privilegiato"

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Enrico Mentana mette il dito nella piaga su quanto detto ieri, venerdì 10 aprile, dopo la conferenza indetta da Giuseppe Conte. "Se avessimo saputo che Conte non avremmo mandato in onda quella parte" ha dichiarato in riferimento all'attacco del premier a Matteo Salvini e Giorgia Meloni in un momento in cui l'argomento era altro: il coronavirus. "Visto che molti me lo chiedono, molti ne parlano, molti hanno messo in campo un vero e proprio shitstorm, ma molti altri hanno avanzato legittime critiche, parliamo di quel che ho detto ieri al tg - ha esordito sulla sua pagina Facebook -. Come si sa già dal primo pomeriggio era stata anticipato un probabile intervento televisivo a reti unificate del premier Conte. Il motivo era noto: il nuovo decreto che prolunga le misure drastiche che la difesa dal contagio rendono indispensabili. Per far spazio alle comunicazioni di Conte il commissario Borrelli aveva limitato a pochi secondi la lettura del bollettino quotidiano della Protezione Civile. Come tutte le emittenti anche la7 ha interrotto la programmazione per trasmettere la diretta da Palazzo Chigi: in un momento grave come quello che stiamo attraversando è vitale dare immediato rilievo a provvedimenti che riguardano la vita di tutti noi".

 

E qui viene il punto: "Il premier ha ben illustrato la situazione e i provvedimenti che ci terranno ancora vincolati fino al 3 maggio. Poi però, passando alla materia degli aiuti europei, si è lasciato andare a una dura polemica con i suoi avversari politici. E questo - lo penso, l'ho detto a caldo in sede di commento ieri e lo ribadisco oggi - non si può proprio fare". A Mentana non è piaciuto lo strumento utilizzato dal presidente del Consiglio, perché "aveva mille strumenti per rispondere agli attacchi (sgradevoli, strumentali, elettoralistici quanto si vuole) di Salvini e Meloni: attraverso i social, con un comunicato, con dichiarazioni o interviste. Tutti i mezzi di comunicazione, e ovviamente anche il giornale che dirigo, gli avrebbero dato un ampio spazio (e peraltro è quello che abbiamo fatto anche ieri sera)". Insomma, per parlare al paese il premier Conte "doveva conservare il profilo per il quale gli veniva consentito di usare quel canale privilegiato". 

 

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