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Raimondo Vianello, perché ricordarlo è un dovere morale

Raimondo Vianello

Francesco Specchia
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Era un mito a lunga gittata. Garbato, aria da nobile decaduto, sorriso perculante: Raimondo Vianello faceva indossare alle parole il doppiopetto usando l’ironia come una sciabola. Ma, come tutti i maestri, era finito nell’oblio. Se oggi, tra gli under 35, chiedi lumi su “Vianello” e “tv”, al limite citano Andrea Vianello, cugino del ramo cadetto.

 Sicché, oggi, strappa un applauso il fatto che Mediaset celebri il decennale della scomparsa del Jimmy Stewart dello spettacolo italiano, dedicandogli intere giornate di palinsesti (Viva Raimondo!, su Cine34 e Mediaset Extra. Un doppio tributo dalle 8 di mattina a tarda notte che spazia dagli show ai film (da I magnifici tre a Amori all’italiana, e non vedo in rassegna il capolavoro al fianco di Totò Sua Eccellenza si fermò a mangiare, ma spero di sbagliarmi), passando per tutte le Casa Vianello, le leggendarie sit-com domestiche con Sandra Mondaini.  E’ un dovere morale ricordare Raimondo, esaltando la sua arte ma evitando accuratamente la lacrimuccia che gli avrebbe fatto venire l’orticaria. Era un italiano sopra la media.  Aveva combattuto in guerra da ufficiale bersagliere, era stato detenuto in un campo di concentramento col poeta Ezra Pound e le reclute Walter Chiari ed Enrico Maria Salerno, aveva saputo trovare il lato comico nella disperazione. Nel programma su I tre tenori, Maurizio Costanzo gli strappò l’aneddoto in cui l’altissimo Raimondo all'Università, durante una manifestazione contro la guerra (“le facevo per non andare a scuola...”) svettando tra la folla, si accorse che i fascisti arrestavano quelli col fazzoletto da capopopolo e allora, in un lampo, si tolse il suo, di fazzoletto, e lo legò al collo d'un compagno figlio di un gerarca, “...meglio se lo prendi tu, io non son degno”. Quest’episodio, tra l’altro, Raimondo lo infilò in uno dei suoi film con Tognazzi.

L’uomo era un talento poliedrico.  Dalle passerelle dell’avanspettacolo arrivò al cinema per una cinquantina di film molti con Tognazzi, alcuni scritti di suo pugno, come Il Vichingo venuto dal sud La schiava io ce l’ho e tu no protagonista Lando Buzzanca, macho e sanguigno, il suo esatto opposto. Al cine Raimondo, per phisique, interpretava ruoli sfrontati: il capo cattivo, il burocrate tignoso, il marito cornuto, il ministro impotente. Riusciva a rendere umano anche il più urticante dei caratteri. Ad un tratto, dopo il divorzio da Ugo Tognazzi, il grande schermo cominciò a stargli stretto come una marsina mal lavata e deviò verso la tele. Da lì fu il tripudio. Ne ricordo il sodalizio nell’arte e nella vita con la Mondaini, complice perfetta: Tante scuse, Noi no, Io e la befana, Stasera niente di nuovo, “Ma quant’è forte Tarzan/ ma quant’è bello Tarzan” che incespicava nelle liane e nelle risate di pancia di una generazione che aveva perso l’umorismo. Sandra e Raimondo resero per trent’anni la vita matrimoniale un copione da commedia di Goldoni e risollevarono ad iniezioni d’entusiasmo l’Italia fiaccata dagli anni di piombo. Casa Vianello divenne la sit-com più longeva della storia e il rifugio delle illusioni di ogni famiglia media. Ricordo, di Vianello, la satira micidiale sulle mondine, o sul ruzzolone del presidente Gronchi che a Un , due , Tre gli costò l’esilio momentaneo dalla Rai; e il suo Sanremo in cui, arruolato come una vecchia gloria all’ultimo momento, spiazzò l’Italia e riuscì a trattare Madonna come una colf filippina senza permesso di soggiorno. Ricordiamo, di Vianello altri guizzi. La sua conduzione allegramente feroce in Pressing e in tutte le trasmissioni in cui il calcio, fino ad allora consacrato, scendeva dall’altare del tifo, gli si sedeva, intimidito, accanto e rideva perfino alle sue battute. Battute a ritmo di kalashikov, mai volgari. Vianello non tollerava gossip, trash e tv truculenta votata all’audience ad ogni costo. Non sbagliava un tempo comico. Piersilvio Berlusconi, sin dai suoi esordi al Biscione, ne aveva fatto un nume tutelare. Non mi stupisco che questo tributo doveroso venga da questa parte della barricata…

 

 

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