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Unione europea in ginocchio da Luca Casarini: migranti e nuovi disoccupati, la soluzione dell'ex no global

Azzurra Barbuto
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«Se vogliamo costruire l' Europa, sottoposta ad una continua opera di sabotaggio dal suo interno, dobbiamo batterci per i corridoi umanitari dalla Libia». Lo ha detto davvero Luca Casarini, capo missione della Ong Mediterranea Saving Humans, intervenuto in videoconferenza, su invito del presidente David Sassoli, all' evento organizzato dal Parlamento europeo in occasione della Festa dell' Europa. Insomma, per edificare l' Ue, secondo Casarini, non ci resta che importare centinaia di migliaia di extracomunitari dall' Africa, persino ora che il continente dirimpettaio è alle prese come noi con una pandemia e che gli Stati di tutto il globo sono sigillati per evitare seconde ondate di contagio.

Neanche l' emergenza sanitaria ha indotto la sinistra a riordinare le proprie priorità. I progressisti accusavano il leader della Lega Matteo Salvini di essere sprovvisto di argomenti e di ciarlare soltanto di clandestini da espellere, eppure essi non fanno altro che dibattere di migranti da tutelare, a cui regalare la cittadinanza italiana, i quali scappano dalle guerre o dalla miseria (come se in Italia la fame non ci fosse), da accogliere e da regolarizzare in massa.

 

 

Cosa è mutato rispetto a qualche mese fa? Un bel niente. Prova ne è che, mentre gli abitanti della penisola perdono il lavoro, la casa, ogni sicurezza, e sono costretti a mettersi in fila davanti alle sedi della Caritas per mandare giù un pasto decente, mentre il Pil è in picchiata, le imprese chiudono i battenti, gli imprenditori si ammazzano, la gente crepa, i consumi crollano insieme alla produzione, e non si riescono nemmeno a trovare delle mascherine, il dibattito politico si infiamma su una questione presentata quale di vitale importanza: la sanatoria per gli irregolari.

E si minaccia pure la crisi di governo nel caso in cui codesto provvedimento, ritenuto fondamentale al fine di salvaguardare i diritti degli stranieri sfruttati nei campi, non dovesse passare. A proporlo è Italia Viva nonché la ministra dell' Agricoltura Teresa Bellanova, la quale ha perduto ancora una volta l' occasione di battersi per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori della terra, che sono soprattutto italiani e sgobbano spesso in nero e sempre sottopagati.

Eppure, anche in questo caso, si discetta solo di extracomunitari, come se alla raccolta di pomodori, zucchine, pesche e ciliegie contribuissero esclusivamente poveri forestieri, senza i quali saremmo finiti. Bellanova sostiene che «per fermare il lavoro in nero serva regolarizzare con urgenza i migranti». Se bastasse ciò, l' Italia non sarebbe la patria del nero. Sembra di essere davanti all' ennesimo pretesto per occuparsi di cittadini di altri Stati anziché di quelli italiani, i quali chiedono disperatamente aiuto alle istituzioni.

L' esecutivo stima l' estinzione di mezzo milione di posti di lavoro. Questo significa che, nella più rosea delle ipotesi, 500mila persone sono o si ritroveranno a breve senza reddito. In vista di questo disastro sociale ed economico, i membri del governo dovrebbero impegnarsi per fare in modo che i nuovi disoccupati racimolino al più presto un impiego alternativo.

Se nel settore agricolo c' è attualmente bisogno di manodopera (circa 200mila operai), perché non favorire l' occupazione di coloro che a causa della pestilenza sono al verde invece di adoperarsi per regolarizzare irregolari? Insomma, se c' è un compartimento dell' economia in grado ancora di assorbire la crescente offerta di lavoro, per quale ragione non agiamo in maniera tale che queste braccia convoglino proprio lì?

Da oltre un anno, peraltro, lo Stato assiste i disoccupati mediante il reddito di cittadinanza, dunque sarebbe interesse dello Stato medesimo sgravarsi dell' onere di versare l' assegno a chi se ne sta sul divano agevolandone l' inserimento lavorativo. Purtroppo però lo Stato non è mai stato tanto assistenzialista come oggi, con i grillini al potere. E di questa cultura il premier Giuseppe Conte è l' emblema. Egli in conferenza stampa non offre agli italiani delucidazioni sulla strategia che l' esecutivo intende adottare riguardo test sierologici, tamponi, esplosione di altri focolai. No, egli si limita a stendere la lista dei divieti e delle concessioni con toni paternalistici. Questo è uno Stato che non mira a rendere autonomi i cittadini, bensì che si trova più a suo agio nel controllarli in ogni aspetto della loro esistenza quotidiana, passandogli la paghetta per le spese, quelle permesse, sia chiaro. Ed ecco infatti che, allorché si prospetta la possibilità di fornire lavoro, la sinistra pensa ai migranti, mica agli autoctoni ormai alla canna del gas.

Tali concetti non hanno nulla a che vedere con lo slogan "prima gli italiani". In uno Stato di diritto nessuno viene prima di un altro. Esistono gli esseri umani che non devono essere discriminati. Tuttavia, è così che si sentono proprio gli italiani: discriminati da una classe politica da cui si percepiscono del tutto ignorati eppure pronta a scaldarsi in un baleno per le cause degli ospiti.

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