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Coronavirus, Massimo Galli sulla Lombardia: "I nuovi positivi? Vecchi contagi, chi può fare il tampone solo ora"

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Il coronavirus in Italia è in discesa. Non è solo Alberto Zangrillo a mostrarsi confidente su quella pandemia che, a suo dire, è "clinicamente sparita". A parlare di dati in netto miglioramento anche in Lombardia c'è  Massimo Galli. O meglio, questo è quello dice al Corriere della Sera, visto che parla di contagi passati. "C'è ancora qualche polmonite di una certa entità in persone avanti con gli anni - dichiara il primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano -, ma sono infezioni vecchie". Mediamente, dunque, non ci sono casi gravi e quasi nessun ricovero ospedaliero. "È un dato di fatto fuori di ogni dubbio che le persone che adesso ricoveriamo, innanzitutto sono poche e poi stanno meglio - prosegue Galli da sempre con i piedi di piombo sul tema -. Qui a Milano i contagi arrivano da casa: si sono ammalati prima della chiusura o, in casa loro, durante la chiusura. Le nuove diagnosi sono semplicemente persone che finalmente sono riuscite a farsi un tampone. Per molti ha richiesto parecchio tempo. Non è finita la malattia, abbiamo finito la prima ondata".

Insomma, Galli spiega che molti di questi nuovi positivi sono persone che solo ora vengono sottoposte a tampone poiché sono state indiscutibilmente a contatto con covid-positivi. E molti di loro ancora risultano positivi, poiché ormai si è capito che il coronavirus alberga nei nostri corpi per ben più dei 14 giorni di quarantena. Positivi però di "vecchia data" e con carica virale molto bassa. Quelle di Galli, insomma, sono parole rassicuranti. Un ragionamento buono per zittire chi sparge terrore sulla situazione in Lombardia. E il fatto che a sostenere questa tesi sia Galli, uno dei più "reticenti" quando si parla di riapertura, le fa valere il doppio.

 

 

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