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Guido Bertolaso e il coronavirus: "Dove e perché ho preso il coronavirus. Mi sono fatto curare da Zangrillo, volevo il meglio"

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L'ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso ha capito subito di essere stato contagiato dal coronavirus. Non ha avuto nemmeno bisogno di attendere i sintomi, perché quello che aveva visto in un ospedale della Lombardia, nel suo giorno libero da commissario straordinario chiamato dal governatore Attilio Fontana a marzo, in piena emergenza, è stato terribile, E strano. Durante un tour negli ospedali in pieno caos, arriva in un istituto e qui si accorge di venire "attrezzato per entrare nella rianimazione con modalità che non erano quelle migliori e quelle che avevo seguito negli altri ospedali".

 

 

 

Bertolaso entra lo stesso: "Stavo usando le stesse cautele che utilizzavano i medici lì dentro - spiega a un convegno sul coronavirus organizzato da Vittorio Sgarbi e Armando Siri - - quindi mi sembrava ingiusto tirarmi indietro. Mentre giravo la rianimazione ho visto cose drammatiche: letti tutti occupati e spazi ricavati ovunque. C'era una lunghissima lista di attesa in pronto soccorso e forse qualcuno anche per essere intubato. Ho capito che stavo rischiando grosso. Mi sono detto: caro Guido, stavolta ti prendi il virus". E così è stato. Mentre era in auto verso le Marche, i primi sintomi sottoforma di brividi. "Ho telefonato al professor Massimo Galli e sono andato a fare il tampone. La notte mi ha detto che avevo il virus. Il giorno dopo ho telefonato ad Alberto Zangrillo e mi sono fatto ricoverare perché temevo potesse esserci un rapido peggioramento e volevo essere certo di essere curato al meglio". Un bello schiaffo a chi ha definito il medico del San Raffaele "un negazionista". 

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