"Personalità disturbata con tratti abnormi". Così la criminologa Roberta Bruzzone descrive Giovanni Antonio De Marco, il 21enne colpevole del duplice omicidio di Daniele De Santis e della ragazza di lui, Eleonora Manta. "Si è sentito trattato non all'altezza delle sue aspettative - prosegue alle colonne del Giorno l'esperta in merito alla fine della convivenza tra i tre -. Forse aveva idealizzato la situazione ed era importante mantenere quella relazione".
Una situazione però che non giustifica l'efferata uccisione: De Marco infatti non ha solo accoltellato la coppia, ma aveva preparato anche le fascette per seviziarli. "La rabbia narcisistica in soggetti borderline fa sì che non vengano tollerate frustrazioni di tipo abbandonico. Cercava qualcosa che ripristinasse l'ideale grandioso di sé. Ecco perché ha scelto di colpirli nella casa dalla quale era stato mandato via. Neanche loro avrebbero dovuto goderne". Per la Bruzzone stare a contatto con una persona in vista come il giovane arbitro era per il killer "una gratificazione". D'altronde, come tutti raccontano, del 21enne infermiere tirocinante nessuno sapeva nulla. De Marco non aveva amici stretti, era silenzioso e timido.
Antonio De Marco, il killer di Lecce e quella risata con i compagni di corso: una testimonianza che fa rabbrividire
Studente di scienze infermieristiche, timido e con poche amicizie. Potrebbe sembrare il ritratto del ragazzo della porta...Lo studente "voleva trasformarsi in un super assassino, da temere, che non può essere umiliato e trattato male. Voleva lasciare un messaggio per la collettività, era entrato in una sorta di delirio di onnipotenza".