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Alessandro Sallusti e Palamara fatto fuori: "Dal Csm velocità sospetta". Nell'ombra, un dubbio clamoroso

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Hanno radiato Luca Palamara, ma forse un nuovo Palamara è già al lavoro, nell'ombra. Ne è convinto Alessandro Sallusti, che nel suo editoriale vuole parlare per l'appunto di "caso giustizia" e non di semplice "caso Palamara". "Sarebbe come se Tangentopoli si fosse chiamata, che so, caso Craxi, come se non esistesse la mafia ma il caso Totò Riina". L'ormai ex magistrato, ricorda Sallusti sul Giornale, "non lavorava in proprio, non era un cane sciolto, bensì era a capo di un sistema di relazioni che ha retto la magistratura italiana negli ultimi quindici anni" tra nomine di procuratori, affidamenti di incarichi, indirizzi politici".  
 

 

 

Il processo lampo del Csm "la dice lunga sulla paura che serpeggia in quelle stanze (se i magistrati fossero così spediti nel giudicare i cittadini avremmo risolto i problemi della giustizia e buona parte di quelli del Paese)", ma per il vero repulisti occorrerà aspettare, e ancora molto. Le correnti della magistratura, conclude il direttore, "non sono infatti state sciolte e, ghigliottinato l'ex capo dei capi, da oggi riprenderanno a combattersi e tramare", anche una volta fatto fuori il capro espiatorio.

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