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AstraZeneca, Matteo Bassetti a Quarta Repubblica: "Errori che pagheremo a caro prezzo"

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Errori su errori, E li pagheremo carissimi. Matteo Bassetti, in collegamento con Nicola Porro a Quarta Repubblica non si mostra ottimista per quanto sta accadendo nella battaglia contro il coronavirus. Nello specifico, sono le ore del caos AstraZeneca, con l'Aifa che ha deciso di sospendere in Italia la somministrazione del siero della multinazionale anglo-svedese in attesa di avere dei dati certi sull'eventuale nesso con morti per trombosi cerebrali avvenute in Sicilia. A sconcertare è la poca trasparenza dell'industria farmaceutica e delle autorità, e il clamoroso dietrofront della stessa Agenzia italiana del farmaco, che poche ore prima aveva assicurato come non ci fosse alcun legame tra vaccino e morti sospette. Evidentemente, anche se lo stop è precauzionale, non è detto che sia così.

 

 



"Qui c'è una comunicazione che pagheremo a caro prezzo", spiega il professore, direttore della clinica di malattie infettive del San Martino di Genova. "Pagheremo per tanto tempo questa settimana. La decisione presa oggi è più di pancia che di testa". Tutto materiale per la propaganda no-vax, ma Bassetti si sforza di guardare il lato positivo: "Credo fortemente in questo vaccini e ai numeri che sono stati pubblicati. I vaccini hanno rischi e benefici, non possiamo dire che ci sono delle morti finché non ci sono dati certi". Di sicuro, continua, "abbiamo bisogno di trasparenza per la gente, se c'è qualcosa che sanno gli enti regolatori devono dirlo".

 

 

 


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A questo punto, c'è anche da affrontare la comprensibile angoscia di chi si è sottoposto al vaccino AstraZeneca nelle ultime ore: "Chi l'ha fatto ha gli effetti nelle prime 48 ore, è sbagliato dire di fare l'eparina o la tachipirina prima della vaccinazione. Chi ha fatto la prima dose può spostare la seconda un po' più avanti", suggerisce ancora Bassetti. Certo, il problema è che scetticismo e diffidenza sorgono anche in quelli che dovrebbero essere gli avamposti della lotta al virus: "Queste sacche di anti vaccinisti sono più ampie, io lavoro in un ospedale in cui 500 persone hanno deciso di non vaccinarsi. Ci dovrebbe essere una legge che se non sei vaccinato non puoi lavorare in un ospedale!", tuona il professore, che poi se la prende anche con il governo e la decisione sul lockdown: "Dovevamo prendere provvedimenti a livello locale, ciò che è giusto a Brescia magari non va bene a Como. Stiamo rifacendo l'errore natalizio che non è servito a niente!".

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