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Paolo Mieli a valanga contro Mario Draghi: "Non mi è piaciuto il ritardo in conferenza. Conte ci godeva, lui no"

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Paolo Mieli, ospite della puntata di Omnibus su La7, oggi 23 marzosottolinea un aspetto negativo dell'ultima conferenza stampa di Mario Draghi, cominciata dopo l'orario annunciato: "Abbiamo passato sotto silenzio che è arrivata alle otto di sera. Non sono stato contento del ritardo di tre ore rispetto all'orario previsto, spero sia l'ultima volta", attacca il giornalista. E ancora, dice: "Vorrei che l'Italia fosse un Paese come gli altri che se si dice alle sei è alle sei. E non è una questione di idiota puntiglio". I Paesi regolari, prosegue Mieli, "sono quelli in cui non si consente a uno di fare sceneggiate. Se c'è il rischio che la conferenza stampa slitti si anticipa la riunione del Cdm alle 5 del mattina".

 

 

Perché così facendo, invece, "danno un'idea disordinata e poco seria del Consiglio dei ministri". Quindi l'affondo di Paolo Mieli: "Anche Giuseppe Conte si presentava alle conferenze stampa in ritardo ma quella era una strategia comunicativa, forse di Rocco Casalino". Ma, conclude il giornalista, "mentre Conte ci godeva a rinviare l'orario, Mario Draghi porta un impegno implicito a fare come quando era presidente della Banca centrale europea".  

 

 

Sempre a Omnibus, Mieli si autodefinisce "credulone" in relazione alla crisi del governo Conte: "Mi sono sbagliato, mi dicevano che Conte aveva flotte di voti di parlamentari per asfaltare Matteo Renzi al Senato. Le tifoserie di Conte erano molto eccitate, mi dicevano, guarda ci sono le fila". Insomma, conclude Mieli, "sono un credulone, devo fare ammenda, tendo a fidarmi", "ho creduto a Casalino". Poi ancora: "Quanto all'oggi, credo che fra Draghi e Giancarlo Giorgetti ci sia una grande affinità che viene da lontano. E secondo me questa cosa non crea tensioni nella Lega come qualcuno dice".

 

 

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