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Non è l'arena, l'amica di Ciro Grillo: "Ho visto quel video, la ragazza che lo accusa...". Un clamoroso ribaltone?

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"Lui non farebbe mai nulla, lui non aveva idea di cosa succedeva". Nel servizio mandato in onda da Massimo Giletti a Non è l'arena, su La7, nella puntata di domenica 25 aprile, parla una amica di Ciro Grillo, il figlio di Beppe, accusato di stupro di gruppo insieme ad altri tre ragazzi. "Lui pensava solo di divertirsi e di far serata", spiega la giovane. "Lei era complice. Io ho visto il video, c'era complicità massima". E ancora, spiega: "Sono in quattro tutti insieme, era una situazione tranquilla. Nel video lei è complice della situazione, ride. Se tu ti senti abusata e violata non stai lì così". Poi l'affondo: "Se lei era sbronza e non si rendeva conto della situazione, allora anche gli altri non si rendevano conto. Se tutti sono ubriachi e tu stai al gioco non è che poi il giorno dopo dici che hai abusato di me".

 

 

In apertura di puntata, Giletti aveva mostrato nello schermo alle sue spalle le dichiarazioni fatte dall'accusa: "Corsiglia (uno dei ragazzi) si infilava nel letto di un’altra stanza priva di porta, in cui la J. si era coricata, la afferrava per i capelli spingendola sotto la coperta e tirandola su di sé, la costringeva a subire un rapporto orale; poi la girava mettendola in posizione supina e sdraiata, e, dopo averle abbassato anche l’intimo, la costringeva a un rapporto vaginale". E ancora: "La forzavano a bere vodka, afferrandola per i capelli la costringevano e comunque la inducevano a compiere e subire ripetuti atti sessuali con ciascuno di loro". E non contenti, non ancora soddisfatti, se la sono presa anche con l’amica, precipitata in un sonno conciliato dall’ alcol".

 

 

Di più. Il conduttore aveva poi fatto vedere un'altra grafica: "La notte brava non sembra finita lì", aveva spiegato ai telespettatori prima di svelare quanto detto dall'amica della giovane vittima: "In particolare Grillo, alla presenza di Capitta che scattava fotografie per immortalarlo e di Lauria, appoggiava i propri genitali sul capo di R. M., la quale, in stato di incoscienza perché addormentata, era costretta a subire tale atto sessuale". 

 

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