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Bruno Vespa svela il piano di Salvini: "La federazione di centrodestra per staccare la Meloni e puntare al centro"

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Più strategia che tattica lo definisce Bruno Vespa lo scenario su cui riversa l'attuale politica: con Enrico Letta sempre più a sinistra e Matteo Salvini inaspettatamente al centro. Il conduttore di Porta a Porta, sulle colonne del Giorno, delinea per filo e per segno i movimenti in corso sulla scacchiera: "L'ex moderato Enrico Letta sta spingendo il Pd sulla sinistra dell'ala governativa del M5s guidata da Luigi Di Maio". Il segretario dem non a caso sta cercando di accaparrarsi voti giovani con la sua campagna. "Letta - prosegue - non vuole il Movimento del gruppo europeo dei Socialisti e Democratici come i socialisti non volevano il Pci nella loro Internazionale".

 

 

Altrettanto confusionario il Movimento 5 Stelle che si trova all'interno vere e proprie mine vaganti pronte a esplodere in un attimo. Non aiuta poi quella che Vespa definisce "la forzata ambiguità di Conte (garantista e giustizialista in pari misura)" per poi chiedersi "dove troverà il suo punto di approdo? E Di Maio, come si dice da due anni, troverà il suo nel Partito popolare europeo?".

 

 

Stesso quesito anche per la Lega di Salvini che da qualche mese a questa parte strizza alla casa europea: "La Confederazione con Forza Italia e gli altri gruppi minori di governo è il preludio alla costituzione di un partito che stacchi la Meloni nei sondaggi, ma anche l'approdo europeo di una Lega definitivamente governativa". Non a caso il numero uno del Carroccio ha lanciato una federazione che unisca tutto il centrodestra sì, ma solo quello a sostegno di Mario Draghi. Una decisione che la stessa Giorgia Meloni non ha apprezzato, chiamandosi fuori. Teme il peggio anche Giovanni Toti. Il neo fondatore di Coraggio Italia in merito è stato chiarissimo: "Se si pensa ad una annessione del mondo moderato, sia esso Forza Italia o Coraggio Italia dentro il perimetro leghista con contenuti, collocazione, parole d’ordine tipiche del mondo leghista, faremmo un danno agli elettori. Se invece ci mettiamo tutti in discussione allo stesso modo a prescindere dal peso dei numeri e costruiamo una spazio dove tutte le culture abbiano cittadinanza, è un altro percorso".

 

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