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Marco Travaglio smentito e umiliato da Giuseppe Conte? Crisi di nervi: "Poveretti, fate tenerezza. Non siete giornalisti"

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Ma come rosica, Marco Travaglio? Il Travaglio di bile vergato in prima pagina sul Fatto Quotidiano di oggi è notevole, da record, insomma si distingue nella infinita mole di articoli rancorosi e feroci del direttore dell'house organ di Giuseppe Conte. Breve premessa: al Corriere della Sera, proprio Conte, ha spiegato che - letterali parole - "non c'è stato nessun complotto internazionale contro di me". Insomma, ha di fatto smentito quanto scritto nell'ultimo libro di Travaglio, tutto dedicato al "Conticidio", un resoconto (di parte) su come sarebbe stato detronizzato il presunto avvocato del popolo in favore di Mario Draghi.

 

Il libro di Travaglio, in puro stile grillino, è tutto un puntare il dito contro giornaloni, "poteri forti", o meglio "marci", manovre politiche, fili e marionette e chi più ne ha più ne metta. Il consueto campionario complottista sfoderato al meglio del peggio per difendere il rimpianto Conte, per raccontare la (sua, di Travaglio) verità.

E insomma, dopo l'intervista di Conte, in molti - noi compresi, sul nostro sito - abbiamo fatto sommessamente notare la figura da fesso fatta da Marco Manetta, smentito dal suo punto di riferimento politico per giunta sul Corriere della Sera, ossia un "giornalone", un "potere marcio" che più "marcio" non si può. E così, ecco che oggi Travaglio di bile risponde agli sfottò di chi si è permesso di dileggiarlo per simile fallimento. La crisi di nervi del direttore emerge già dal titolo: "Il pirlicidio".

 

"Avere un libro nella top ten dopo 10 giorni con zero recensioni è già una bella soddisfazione", premette Travaglio, lamentando il fatto che nessuno parli del suo pamphlet ma, contemporaneamente, rivendicandone gli ottimi risultati. Dunque, il direttore parla dell'"unica recensione" in cui si è imbattuto: "Quella del miglior leccapiedi del Foglio, datata però 14 aprile, quando il libro non solo non era stato pubblicato, ma neppure scritto. Però il noto linguista già sapeva che riguardava "il complotto internazionale contro Conte". Invece riguarda quattro congiure nazionali, tutte alla luce del sole per chi ha occhi per guardare anziché lingue per leccare", puntualizza.

E già si trasecola: ma come? Ora il complotto viene derubricato a nazionale? Peccato che di fatto, a strettissimo giro di posta, lo stesso Travaglio smentisca se stesso. " La congiura fu tutta italiana (a parte qualche ammiccamento all'ambasciata Usa, allergica alla politica un po' più multilaterale e un po' meno servile di quel governo rispetto ai precedenti)", verga sul Fatto. E dunque, la congiura non fu del tutto italiana.

Ma non è finita. Travaglio scrive: "E chi la raccontava la panzana sesquipedale sull'intera Ue schierata contro Conte, per far dimenticare che il Recovery Fund l'aveva ottenuto lui? Gli stessi giornali che ora la attribuiscono al mio libro (che sostiene l'opposto)", puntualizza lo stesso Travaglio che va spacciando da mesi proprio il fatto che il Recovery lo avrebbe ottenuto esattamente Conte, contro tutto e contro tutti. Infine, la chiosa con insulto: "Poveretti: farebbero quasi tenerezza, se qualcuno non li scambiasse ancora per giornalisti". E ci si chiede: chi è il poveretto?

 

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