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Giuseppe De Donno, "gli sciacalli del suicidio". Dopo la morte, il drammatico sfogo del collega: chi finisce nel mirino

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La morte di Giuseppe De Donno ha sconvolto l’intera comunità mantovana e non solo, dato che l’ex primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma era conosciuto in tutta Italia come il padre della terapia al plasma che ha contribuito a salvare diverse vite nella fase più violenta dell’epidemia di coronavirus. In molti sui social si sono scagliati contro il mondo della scienza e alcuni colleghi, accusati di aver lasciato solo De Donno e di averlo screditato per la sua terapia che prevedeva l’infusione di sangue di contagiati in altri pazienti infetti.

 

 

Sul tema è intervenuto anche Nino Cartabellotta di Gimbe, che ha voluto mettere un punto: “Strumentalizzare la morte di De Donno per alimentare posizioni no vax e teorizzare complottismi è sciacallaggio allo stato puro”. Il medico aveva 54 anni ed è stato trovato privo di vita nella sua casa di Eremo, frazione del comune di Curtatone: a fare la tristissima scoperta sono stati alcuni familiari. De Donno pare che si sia impiccato, al momento non sono ancora chiare le circostanze del suicidio né tantomeno le motivazioni.

 

 

Anche Matteo Salvini ha commentato la morte del medico, che aveva avuto occasione di conoscere: “Non ci volevo credere. Perdiamo una bella persona, un grande medico, che durante il Covid ha lottato come un leone per salvare centinaia di vite, spesso contro tutto e tutti. Buon viaggio Giuseppe, lasci un vuoto grande”.

 

 

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