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Marco Natali, il 20enne di Lodi che zittisce i negazionisti: "Come ho visto morire mio padre. E mamma..."

Francesco Specchia
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L'immagine evoca quella del 4 giugno 1989: lo studente col sacchetto di plastica che, nella canicola si pianta davanti alla fila sferragliante dei carrarmati. Solo che qui lo studente non è un "rivoltoso sconosciuto": si chiama Marco Natali, ha vent' anni, è di Caselle Landi. E, in bermuda e maglietta, si conficca nel centro di piazza Mercato a Lodi; e comincia a cazziare la turba dei No Green pass e no vax che ulula sulla loro libertà soppressa, alcuni paragonandom se stessi agli ebrei di Auschwitz. Dio mio.

Marco, tu hai alzato la voce e spiazzato quelli che pensavano perorasse la sua causa. Com' è andata?
«Ho solo detto: "No, non applaudite, non la penso come voi. Il 18 marzo 2020 mio padre, che era un medico, è morto di Covid. L'11 marzo ho ricevuto un suo messaggio che diceva che non respirava, e dopo pochi giorni ci ha lasciato. Se ci fosse stato il vaccino probabilmente lui sarebbe ancora qua..."».

E fu silenzio innaturale, timidi applauso, un abbozzo di sfanculata dai più fanatici. Ma la conseguenza è che Marco Natali, studente con la passione per karate e cartoni giapponesi, oggi è il simbolo del buonsenso vaccinale e della maggioranza silenziosa. Te l'aspettavi?
«Non me l'aspettavo. Però l'apprezzo molto. Probabilmente avrebbe apprezzato anche mio papà».

Tuo padre Marcello era medico di base, è stato tra i primi camici bianchi a morire in corsia, salvando delle vite. Come si è ammalato?
«Mio padre medico, mia madre infermiera, combattevano col Covid, tra i contagiati ogni giorno, a Codogno e nella Zona Rossa. Un giorno papà, auscultando mamma si accorse che il Coronavirus le ronzava nei polmoni. Aveva il Covid, non è ancora guarita del tutto».

Solo che lo prese pure lui.
«Sì. Di notte gli si bloccò il respiro e capì subito. Venne ricoverato, da lì fu un calvario. Io mi dividevo tra ospedale e casa dove dovevo badare alla nonna dato che mamma era isolata in camera e io le allungavo il cibo da sotto la porta».

Quando il papà aveva capito che stavamo sprofondando nella pandemia?
«Papà aveva capito subito della pandemia. Chiese a mia sorella di blindarsi nella casa di Bologna (siamo originari di lì), e mi impose di non uscire e non frequentare amici perché stava arrivando la tempesta perfetta».

La sua scomparsa ha sconvolto la comunità, era un medico serio e appassionato...
«La comunità e la famiglia. Io, finito l'Itis, mi ero iscritto alla triennale di chimica a Ferrara. Dopo quello che è successo mi è crollato tutto addosso. Ho sospeso gli esami durante il periodo del Covid, non ce la facevo. Ho ripreso da poco, due giorni fa ho dato Chimica analitica 2. E lo stesso ha fatto mia sorella al Dams a Bologna».

Il tuo gesto è coraggioso e commovente (lo raccontiamo, al ralenty, ai nostri figli, perché capiscano bene). Però non indica pure una certa rabbia verso una provocazione kafkiana, una mancanza di rispetto?
«Io di base sono riservato. Stavo accompagnando la mia ragazza a farsi le unghie. Abbiamo visto quest' assembramento, sembrava un matrimonio. Quando ho capito che erano tutti no vax mi sono indignato: non si può esprimersi urlando quelle cose in pubblico, quando non sai che cosa può aver subito la gente che ti passa davanti. Stavo mettendomi in auto, quando ho sentito quella signora che diceva che il Covid era un'invenzione, "i morti di Covid non esistono, li hanno uccisi in ospedale". Non ci ho visto più. Ho parlato per pochi istanti e me ne sono andato senza aspettare le reazioni dei presenti. Qualcuno di loro si è complimentato, nonostante non fosse d'accordo. Non mi pento di quanto che ho fatto, mi sarei pentito del contrario».

Reazioni a casa?
«Madre e sorella fierissime. Quando si è sparsa la voce (io non l'ho detto a nessuno) hanno cominciato a scrivermi gli amici. Qualche reazione no vax c'è stata nei siti, ma direi che non è un problema».

Consiglieresti ai tuoi coetanei di vaccinarsi?
«Io vaccinerei tutti, pure i giovani. Anche se avessi dei figli, li vaccinerei senza dubbio»

Cosa farai passata la buriana, e ottenuta la laurea?
«Il mio sogno è andare in Giappone, sono affascinato da quella civiltà così densa di senso dell'onore e del rispetto. Lì anche se hai un raffreddore ti metti la mascherina per evitare di contagiare gli altri».

Scusa la domanda dolorosa. Tuo padre è considerato uno di quei medici-eroi,martiri a nella trincea più assurda del mondo. A ripensarlo cosa provi?
«Che papà sia morto nell'esercizio del dovere da un lato mi inorgoglisce e traccia il mio cammino; dall'altro penso che non si fosse così esposto forse sarebbe ancora qui con noi. Ma avrebbe fatto un torto a se stesso, era obbligato da se stesso: se non fosse andato in corsia se ne sarebbe pentito tutta la vita. Come ho fatto io col mio piccolo gesto. Mio padre mi ha lasciato un'eredità straordinaria». Applausi...

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