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In Onda, Andrea Crisanti critica il Green Pass: "Ambienti sicuri con il certificato? Perché è una bufala pazzesca"

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Paolo Mieli è in buona compagnia. A In Onda su La7 anche Andrea Crisanti critica il Green pass. "Si tratta - spiega in collegamento con David Parenzo e Concita De Gregorio - di un incentivo per la vaccinazione, non è uno strumento di sanità pubblica. È una bufala pazzesca dire che col Green pass creiamo ambienti sicuri, serve ad indurre le persone a vaccinarsi". Nella puntata del 9 agosto il microbiologo ricorda come anche le persone vaccinate possano infettare. Motivo questo per cui la certificazione verde non permette di essere completamente liberi, così come ci vogliono far credere. "Il Green pass è un incentivo, è la vaccinazione che aumenta la sicurezza non il green pass".

 

 

In studio non manca poi la domanda sul vaccino e la sua sicurezza, che Crisanti liquida in men che non si dica: "Non sappiamo quali sono gli effetti a lungo termine del siero contro il coronavirus così come non lo sapevamo degli altri vaccini". Da qui l'appello a colleghi, ma anche a personalità del calibro di Roberto Speranza che di questa gestione della pandemia è il maggior responsabile: "L’unica cosa - conclude - è dirlo onestamente. Cioè quando si ha qualche dubbio dire: questa cosa non la so. E sono proprio contente quando uno dice questa cosa, perché si sentono allo stesso livello e quindi capiscono che non è che le persone che fanno ricerche fanno scienza sonore di spocchiosa o fanno parte dell'élite, loro sono persone normali, sono persone che lavorano per il bene comune".

 

 

Scettico sul certificato verde anche l'ex direttore del Corriere della Sera, che arriva addirittura a paragonarlo all'app Immuni. "Un totale fallimento dunque", interviene la De Gregorio, mentre Mieli avverte che già ad ottobre del Green pass si parlerà pochissimo, in quanto destinato a finire nel dimenticatoio. Poco prima era stata Luciana Lamorgese, niente di meno del ministro dell'Interno, a frenare sulla certificazione, spiegando che i ristoratori non controlleranno i documenti. 

 

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