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Annalisa Chirico su Lilli Gruber: "Chi è davvero. Dubito che...", una bomba su lady "Otto e Mezzo"

 Annalisa Chirico  

Brunella Bolloli
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«Greta è favorevole al nucleare, a Mario Draghi piace l'Aperol Campari e lei mi chiede di Renzi?», risponde così Annalisa Chirico, più nota come "La Chirico", che poi è anche il nome del sito di questa 35enne giornalista, saggista, opinionista televisiva, amica dei due Mattei (Renzi e Salvini), ossessionata dal garantismo al punto da avere fondato "Fino a prova contraria", un'associazione che si occupa di giustizia e non solo. Ora, tra le 95mila pagine d'inchiesta sulla fondazione Open, la Chirico viene tirata in ballo per un paio di whattsApp del leader di Italia Viva e per i suoi rapporti di amicizia con il presidente di Open, Alberto Bianchi, che di lei dice: «È brava e scrive bene».

 

 

 

Chirico, negli ultimi giorni il suo nome compare sui giornali per alcuni messaggini, contenuti nelle carte dell'inchiesta Open, da cui si evincerebbe che l'ex premier Matteo Renzi la sollecitava ad andare ospite dalla Gruber.

«Lilli Gruber è un decano del giornalismo italiano, dubito che si faccia suggerire gli ospiti da Renzi. Ai talk sono sempre stata invitata da conduttori e autori».

Lei però seguiva l'inchiesta Consip sulle pagine del Foglio.

«Esatto, seguivo l'inchiesta esattamente come i colleghi uomini. Inseguivo i pm romani dell'inchiesta esattamente come gli avvocati degli indagati per avere informazioni e scriverne. Io non costruisco dossier nel chiuso di una stanza, vivo nel mondo, parlo con le persone o almeno ci provo».

Parlava pure con Renzi?

«Conosco Matteo Renzi da prima che diventasse premier. Nelle migliaia di conversazioni intercettate Renzi parla con mezzo mondo del giornalismo, dell'impresa, della Rai, dell'amministrazione... Eppure l'attenzione si appunta solo su alcuni. Sono gli "effetti collaterali" del mestiere, prendiamola così».

Dalle carte dell'inchiesta Open emerge il progetto di una sorta di "macchina del fango" renziana, con tanto di organigramma, presunti investigatori privati, spy story. Lei non compare tra i giornalisti che avrebbero dovuto lavorarci, ma conosceva l'iniziativa, poi respinta da Renzi?

«Ho appreso di questo progetto dai giornali, come tutti. Mai nessuno mi ha parlato di questa ipotesi, altrimenti ne avrei scritto, sarebbe stata la notizia. Io credo nello stato di diritto e nelle garanzie costituzionali che sono incompatibili con il killeraggio mediatico. Certe pratiche mi ripugnano, da qualunque parte provengano».

95mila pagine d'inchiesta: pochi reati, molto gossip?

«Sui reati deciderà il processo, se mai ci sarà. La macchina inquisitoria è stata imponente, manco fosse un'inchiesta per mafia. Il presupposto dell'ipotesi accusatoria è che la fondazione fosse, in realtà, un'articolazione di partito, vale a dire articolazione di una associazione. Sarebbe una figura abbastanza nuova per il diritto civile. Ma al di là degli aspetti giudiziari, il tema politico è un altro: abolito il finanziamento pubblico della politica, la vita democratica come deve finanziarsi se criminalizziamo ogni canale alternativo? Attenzione perché ci facciamo male».

 

 

 

Cosa intende?

«Il leader della Lega Matteo Salvini rischia quindici anni di carcere per un'accusa di sequestro di persona perché da ministro dell'Interno perseguiva la sua legittima politica sui migranti. Il tesoriere della Lega, Centemero, è sotto inchiesta a Roma e a Milano per una vicenda legata a una associazione giudicata "collaterale" alla Lega. Il M5S è sotto inchiesta per presunti finanziamenti dal Venezuela. Nell'inchiesta di Fanpage gli esponenti di Fdi cercano soldi per campagne e aperitivi elettorali. Esiste un problema gigantesco perché la democrazia costa, solo le dittature non hanno questo problema».

E come si fa?

«La costruzione del consenso, le leadership, le scalate nei partiti hanno bisogno di denaro. Dobbiamo inventarci soluzioni alternative. Massimo D'Alema ha rilanciato il modello tedesco: il finanziamento pubblico vada non ai partiti ma alle fondazioni dove si forma classe dirigente».

Il gossip sulla vicenda Open l'ha ferita?

«Mi ferisce la maleducazione, non il gossip. Ho una vita piena di cose e persone, lavoro da mane a sera, scrivo parlo guido una società di advocacy, cerco di tenermi stretto il fidanzato e di evitare l'invecchiamento precoce della pelle. Non ho il tempo per occuparmi delle vite altrui».

Secondo lei chi va al Colle?

«Ho l'impressione che l'unico partito che sostiene convintamente Mario Draghi al Quirinale sia la Lega. Se si garantisce un percorso ordinato per il completamento della legislatura, anche democratici e grillini potrebbero aderire a uno schema che veda Draghi sul Colle più alto e un governo di un anno per arrivare al voto nel 2023. È una responsabilità dei partiti individuare insieme una soluzione ordinata verso questo esito. Mario Draghi è la figura più autorevole, dobbiamo puntare sulla sua guida saggia per i prossimi sette anni». 

 

 

 

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