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Dino Giarrusso, il primo grillino a infrangere il diktat di Conte sulla Rai

Francesco Specchia
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Questa cosa di andare in Rai per spiegare perché non si va in Rai, è una meraviglia da teatro dell'assurdo che soltanto la politica italiana ci può offrire. Il divieto di Giuseppe Conte, l'Aventino grillino nei confronti della tv di Stato che ha escluso il movimento dalla "lottizzazione" nelle nomine Rai è durato meno di 24 ore. Prima c'è stato il deputato Mario Turco che ha parlato al Tg2 all'ora di pranzo di ieri.

 

 

 

 

 

 

Ad averlo segnalato su Twitter è stato quel carognone di Roberto Giachetti (anche se Turco ha prontamente risposto che si trattava di una dichiarazione vecchia, datata 14 novembre...). E poi eccoti il capolavoro. Nel primo pomeriggio il simpatico Giorgio Lauro e Geppy Cucciari telefonano a Dino Giarrusso, eurodeputato pentastellato. Il quale educatamente risponde in diretta e, da ospite della Rai, spiega ai radioascoltatori perché il Movimento non deve andare ospite della Rai. C'è da dire che Giarrusso, conscio dell'agguato del demoniaco duo, ha prontezza di spirito: prima parla in inglese per sfatare una sua mitica gaffe a Strasburgo, poi, mascherando l'incazzatura esprime solide opinioni, apostrofando i due come gentili «cornutoni»: «Proprio oggi mi dovevate chiamare?». Giarrusso afferma di concordare «al 1000% con Giuseppe Conte e il suo disappunto per una scelta che, al di là dei nomi, è stata presa con un iter che anche molti altri giornalisti non approvano. La Rai non è mai stata indipendente».

 

 

 

 

«Neanche quando eravate contenti, lo era...» insiste Lauro, mentre manda a mantra l'intercalare «Giarrusso, lei ora, non è ospite da noi». «Ci conferma che non potete venire alle trasmissioni della Rai?» chiede ancora Lauro, dalla Rai. «Be' se si è deciso così, per un po'» ribatte Dino «ma è proprio perché vogliamo bene alla Rai e questa scelta non ci è piaciuta... avevo due inviti alla Rai e non sono andato». Finisce che Giarrusso -la cui foto troneggia in radiovisione sulla scrivania di Lauro accanto a quella di Draghi- canta Viva la Rai di Renato Zero ma con la voce di Francesco Guccini. Performance straordinaria. Che dimostra sia l'educazione e il vecchio fiuto mediatico dell'ex iena Giarrusso, sia la fragilità di un atto di protesta -quello dell'autoesilio a 5 Stelle- che ha il sapore di un atto di masochismo. L'innegabile verità è che la Rai è come la buona società di Oscar Wilde: farne parte sarà una gran noia, ma esserne fuori è una vera tragedia. Durerà pochissimo. Ps: Giuseppe Conte andrà a La7 per spiegare meglio perché non non va alla Rai...

 

 

 

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