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Matteo Bassetti travolto dalla guerra in Ucraina: "Buonasera e grazie", il colpo bassissimo in questa foto

Matteo Bassetti  

Daniele Dell'Orco
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Sembra quasi un grido d'aiuto quello di Matteo Bassetti, una delle virostar che da due anni spadroneggiano nei piccoli schermi di tutte le case d'Italia per spiegarci le evoluzioni della pandemia da Covid-19. Nonostante qualche scivolone qua e là, Bassetti, infettivologo del Policlinico San Martino di Genova, è comunque uno dei professionisti più titolati per spiegare le implicazioni dell'epidemia ma pure uno di quelli che non ha mai negato un certo "feeling" con i riflettori. Ora, però, vista la tragedia della guerra in Ucraina quelle luci si sono spostate altrove, e lui, parlando all'AdnKronos, pare non averla presa bene: «Trovo assurdo oggi non parlare completamente più di Covid come se il problema fosse solo la guerra in Ucraina, che è una tragedia davanti la quale siamo attoniti. Ma non considerare più i rischi legati al virus la trovo un'idea cervellotica e non la comprendo».

 

 

Magari perché, a differenza dell'infettivologia, il giornalismo non è il suo mestiere e forse non sapeva di poter essere sottoposto anche lui un giorno alle leggi della notiziabilità. Quelle stesse leggi che oggi premiano altri profili, molti dei quali magari sconosciuti ai più fino a ieri l'altro, ma professionisti di livello che ora vengono anche ricoperti dalla dolce patina della notorietà grazie al (o sarebbe meglio dire a causa del) conflitto nell'Europa orientale. Come Dario Fabbri, analista geopolitico nonché saggista e firma del quotidiano Domani per cui cura anche il mensile Scenari. Uno che di equilibri politici internazionali se ne intende e che ora, soprattutto sui programmi di La7, fa sempre più spesso compagnia al pubblico italiano. Così come Lucio Caracciolo, direttore della rivista italiana di geopolitica Limes, prodotto eccellente anche se non molto divulgativo e apprezzato soprattutto dagli addetti ai lavori o dagli appassionati del tema. Ora invece la sua platea grazie alle ospitate da Lilli Gruber, sarà destinata ad ampliarsi parecchio.

 

 

Gli sarà d'aiuto anche Germano Dottori, che oltre ad insegnare Studi strategici all'Università Luiss-Guido Carli di Roma, è anche consigliere redazionale proprio di Limes. Lui a Quarta Repubblica è un ospite quasi fisso. Altro profilo apprezzato dagli autori tv è quello di Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.) oltre che già Consigliere Strategico del Ministero della Difesa dal marzo 2012 al febbraio 2014. Soprattutto, è membro del Comitato Consultivo della Commissione Internazionale sulla "Non Proliferazione e il Disarmo Nucleare". Un tema di cui si parla sempre più spesso visti i tanti riferimenti agli ordigni atomici fatti dai vari capi di Stato. Tra i docenti anche Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo dell'ISPI e con la cattedra di Relazioni Internazionali all'Università Bocconi. In rampa di lancio invece Alessandro Marrone, Responsabile Programma Difesa dell'Istituto Affari Internazionali e concentrato anche nel ritrarre il quadro organizzativo pre e post crisi in Ucraina da parte della NATO.

 

 

Profilo anche governativo quello di Marta Dassù, che è stata sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri nei Governi Monti e Letta, ma è apprezzata saggista e membro della Commissione Trilaterale e del comitato esecutivo dell'Aspen Institute, oltre che direttrice della rivista Aspenia. Poi ci sono i sempiterni, che però alle volte rischiano di sembrare off topic. Una lista sarebbe troppo lunga. Si vede sempre più spesso l'economista e politologo Edward Luttwak, che torna di moda quando ci sono (ciclicamente) grandi crisi internazionali come quella recente in Afghanistan, ma che comunque qualche apparizione anche per parlare di politica interna italiana, politica economica o restrizioni pandemiche non si tira indietro. O come il filosofo Andrea Zhok, che ha iniziato a brillare in tv da ospite ricorrente di diMartedì in qualità di voce dissenziente sul green pass ma che ora, sebbene l'agenda informativa sia cambiata, nel talk di Floris qualche analisi sul conflitto tra blocco occidentale e mondo post-sovietico la concede comunque.

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