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Roman Abramovich, la figlia Sophia dietro il mese di follia dell'oligarca russo: cosa è cambiato il 26 febbraio

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E' una delle figure chiave dei negoziati in corso tra Russia e Ucraina: Roman Abramovich, oligarca ed ex patron del Chelsea, starebbe dando un contributo non indifferente alle trattative. Non senza pagarne le conseguenze. Quelle appena trascorse sono state settimane folli per lui: tutto è iniziato qualche giorno dopo l'invasione, quando la figlia Sophia il 26 febbraio ha pubblicato una storia su Instagram per dire no alla guerra. Si trattava della prima figlia dei "russi occidentali" a fare un gesto del genere. Un gesto forte, considerando che suo padre ha sempre obbedito al presidente Putin. 

 

 

 

Sono tanti gli esempi che dimostrano l'immensa fedeltà di Abramovich allo zar. Il Corriere della Sera ricorda quando nel 2000 "Putin gli ordinò di fare il governatore della Cukotka, una regione ghiacciata dimenticata da Dio e dagli uomini e lui ci rimase per otto anni", finanziando quella regione di tasca propria con miliardi di rubli. "Tutto pur di fare contento il Presidente-padrone". Qualcosa però è cambiato il 24 febbraio, quando la Russia ha iniziato ad attaccare l'Ucraina. Probabilmente perché parte della famiglia di Abramovich è originaria di Kiev. 

 

 

 

E così, quando Volodymyr Zelensky lo ha proposto come negoziatore per i colloqui di pace, l'oligarca avrebbe accettato quasi subito. Ovviamente non prima di aver ottenuto il benestare del Cremlino. Il presidente ucraino ha spiegato che Abramovich si sarebbe occupato principalmente delle questioni umanitarie, facilitando con risorse proprie l’evacuazione dei civili da Mariupol. La sua presenza al tavolo dei negoziati, tra l'altro, rappresenta una garanzia per gli ucraini, visto che lui è l'unica chiave per arrivare direttamente al Cremlino. Nei giorni scorsi, infatti, è stato l'oligarca a portare a Putin una nota di Zelensky su cui erano scritte le condizioni per mettere fine alla guerra. E lo zar avrebbe risposto: "Digli che lo distruggo". Abramovich, comunque, sa cosa rischia. Lo ha capito benissimo lo scorso 3 marzo, quando è stato avvelenato durante i negoziati con cioccolato e acqua. Secondo alcune analisi, si sarebbe trattato di un attacco chimico effettuato in dosi modeste. Solo un avvertimento insomma.

 

 

 

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