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Matteo Bassetti: "Mascherine, un tema politico. Adesso basta": schiaffoni al dittatore-Speranza

Matteo Bassetti

Claudia Osmetti
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«Al momento non sembra esserci possibilità di trasmissione interumana perché il bimbo cinese che s' è buscato l'aviaria presenta una bassa quantità di recettori per questo virus. Però, certo, qualora la malattia dovesse mutare, sarebbe un disastro». L'infettivologo Matteo Bassetti, è uno abituato ad andare dritto al punto. Le autorità di Pechino hanno appena confermato il primo caso di contagio dal ceppo H3N8, cioè dell'influenza aviaria. Non è una buona notizia.

Dottor Bassetti, come è potuto succedere?
«A quanto sappiamo il piccolo viveva in casa con dei polli e, per giunta, in una zona a stretto contatto con delle anatre selvatiche. Si tratta di errori marchiani di comportamento».

Dobbiamo preoccuparci?
«Ciò che preoccupa non è il passaggio animale-uomo, il cosiddetto spillover. Ma quello tra persone. Che poi è quanto è successo con il coronavirus».

In questo caso c'è stato?
«No ed è un fattore positivo. Pare che gli altri membri della famiglia non siano stati a loro volta contagiati per via di quello che dicevamo all'inizio: i ricettori del virus, nel bambino, sono pochi. Ma se dovesse mutare...».

Mi perdoni, vuol dire se l'aviaria si presentasse con una variante?
«Esatto. Oppure se dovesse circolare tramite il riassorbimento genetico, per esempio con i maiali».


Cioè?
«La faccio breve: anziché un altro umano si infetta un maiale. Ma poi io ne mangio la carne e allora siamo punto e a capo».

C'è soluzione?
«Il rischio è basso, ma l'esposizione famigliare del bimbo va controllata e monitorata. L'Oms dovrebbe cercare di tenere sotto controllo la situazione».

In Cina è una parola. Ha visto le misure anti-Covid che stanno ancora usando?
«Sono anacronistiche. Hanno sbagliato approccio».

In che senso?
«Se invece di affidarsi a un vaccino "farlocco" che funziona la metà del nostro e, per di più, è stato somministrato privilegiando i giovani e non gli anziani, avessero operato comportamenti come quelli occidentali, forse oggi avrebbero meno paura. Perché di questo si tratta. I lockdown di Shanghai, con i numeri limitati di casi che hanno, si spiegano solo così. Ma è la politica dello zero Covid che, oramai, non funziona più. E dire che c'è pure in Italia chi non se ne libererebbe più...».

A proposito, lunedì ce la leviamo la mascherina?
«Quello delle mascherine è un tema più politico che scientifico. Tutta Europa, oggi, spinge per una semplice raccomandazione e un obbligo che può rimanere solo sui mezzi pubblici e negli ospedali».

È un buon compromesso?
«Penso di sì. Dopo due anni la gente è stufa E poi sulla mascherina abbiamo fatto qualche errore di comunicazione».

Prego?
«Abbiamo detto: "Dovete metterla sennò scatta la multa". Invece dovevamo spiegare meglio le motivazioni, come è stato fatto per le cinture di sicurezza in macchina. A un certo punto, tra l'altro, abbiamo virato sulle Ffp2, di fatto demonizzando le chirurgiche, ma non abbiamo spiegato che andavano cambiate ogni tre ore o che dovevano essere indossate strette».

Chi dovrebbe usarle ancora?
«I soggetti fragili e gli anziani».

E i ragazzini a scuola?
«Quella poi, è la classica ipocrisia all'italiana. Che senso ha obbligare i bambini a mettere la mascherina in classe quando poi, usciti dall'aula, vanno al parco o al cinema senza?».

Ma di questo passo ad azzerare i contagi non ci arriveremo mai...
«Non ci arriveremo comunque! Però, vogliamo anche dircela tutta, per una volta? Se ci sono tanti positivi ma in ospedale non ci va più nessuno, dov' è il problema?».

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