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Andrew Spannaus, la verità sulla Cina: "Lavora di nascosto per sedare una guerra che non le va bene"

Andrew Spannau

Francesco Specchia
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Quando racconta riti, strategie e magagne dello scacchiere internazionale Andrew Spannaus ha l’approccio dell’oracolo. Spannaus, giornalista, scrittore e analista americano attivo in Italia dagli anni '90 (con una serie di conferenze profetiche sulla nuova “via della seta” cinese) è un drago della geopolitica. Sulla crisi ucraina aveva previsto quasi tutto.

Caro Spannau, il Corriere della sera scopre che, per errore, il sito della Ria Novosti, l’agenzia di stampa statale russa pubblicò un articolo sulla riannessione dell’Ucraina alla Russia. Si parla di un ‘Occidente inesistente e di “un nuovo ordine mondiale”. La impressiona?

«Quella è l’idea che Putin ha di sé stesso e dell’Occidente; e che non c’è stata l’azione rapida che lui sperava e ora corre molti rischi. Ricordiamoci che l’uomo ha preso in mano la Russia dopo la caduta dell’Urss su cui un gruppo di economisti occidentali –come Jeffrey Sachs- pensò bene di imporre una terapia choc a base di privatizzazioni, di economia industriale gonfiata e di emersione degli oligarchi: un iperliberismo anni 90 che, assieme alla ghettizzazione della nazione, da parte degli americani, a “potenza di rango minore” causò problemi ancora peggiori. Questo secondo Putin»

E Putin, per sfogarsi, si è lasciato prendere dalla voglia di invadere l’Ucraina?

«Non è così semplice. Tenga conto che c’era un accordo, anche se solo verbale, con James Baker segretario di Stato americano negli anni 90 per il quale la Nato non sarebbe mai arrivata con i missili ai confini russi. Che è un po’ la cosa che pretesero gli Stati Uniti nel ’62 nella crisi cubana dove sfiorammo la guerra nucleare. La Nato ignorò la promessa, Putin la prese male. Ma, ovvio, quando poi invadi uno Stato sovrano non ha più alcun diritto di critica»

Quindi Putin vorrebbe ripristinare l’orgoglio delle Grande Madre Russia considerata “potenza di serie B” di fronte alla Cina? Da’ più l’idea di un cupio dissolvi, che di un’alta strategia politica…

«Be’ prima Putin si era incontrato con Biden e avevano parlato di Iran, di Europa, di hacker (addirittura Putin aveva fatto arrestare dei pirati informatici per conto degli Usa). Insomma, cercavano un dialogo per la “stabilità strategica”. Anche perché bisogna dire che se parliamo in termini di violazione del diritto internazionale, dal Kosovo alla Libia, certo –siamo onesti- l’Occidente non poteva dare lezioni di morale alla Russia»

Ripeto: vista la reazione dell’Occidente e della Nato e la resistenza degli ucraini, le pare, quella di Putin, una strategia profittevole?

«No. Più che l’opinione di una sinistra popolare più liberale, Putin ha assecondato le istanze della “rinascita delle Grande Madre Russa” che proveniva dall’ala dei siloviki più tradizionalisti, i grandi burocrati ex funzionari militari della sicurezza che lo ritengono addirittura troppo moderato. È il grande orgoglio dell’Orso che si risveglia. Poi, i calcoli sbagliati di Putin che voleva destabilizzare l’Occidente hanno portato la Nato che guardava solo allo scacchiere indopacificio a riorganizzarsi, presidiando ancora di più i confini. E a tornare ad occuparsi di Mediterraneo. Ora è chiaro a tutti che il nemico è a est»

A proposito di est. La Cina pareva essere l’alleato perfetto della Russia. Come ha preso l’invasione ucraina (dove, tra l’altro, ha grandi interessi per le materie prime)? Che ruolo può avere nella guerra?

«Sul ruolo della Cina si danno letture superficiali. Con la Russia non c’è un’alleanza vera e propria ma un rapporto di partnership strategica e commerciale che pende sempre a vantaggio della Cina. In questo momento esiste il progetto di un gasdotto dalla Russia verso oriente. Però la Cina ha anche, appunto, affari in Ucraina, e in tutta Europa, e in parte dell’Asia centrale. E qui l’idea di una Russia che aggredisce le chi le pare in fondo non le piace. Anzi»

E perché alla Cina non  piace?

«Perché nel dna cinese c’è comunque l’idea di non ingerire mai nella sovranità di uno Stato (ci sono altri modi per conquistare). Quindi l’azione di forza di Putin non va affatto bene, nonostante le apparenze siano diverse. Tra l’altro Biden, prima,  aveva resocontato Xi Jiping sulle reali intenzioni della Russia, ma Xi (proprio in virtù del principio di non-ingerenza) si è ben guardato dal resocontare Putin. Ora aspetta di vedere che vantaggio può trarne. Alla Cina serve stabilità per i propri interessi. E l’idea è che, in modo sotterraneo, senza imporre nulla a Putin, farà di tutto per sostenere una de-escalation”

Gli Stati Uniti, dietro la Nato, non hanno ceduto alla provocazione di Putin di allertare l’armamentario nucleare. 

«La strategia di Putin sta nel mostrare i muscoli. Per fortuna Biden non c’è cascato, e non ha minimamente accennato a scontri diretti Usa/Russia, né ci pensa. Certo, la Cia non vede l’ora di mandare i propri uomini ad addestrare gli ucraini; hanno una larga esperienza in questo. Detto ciò, c’è stato l’errore di Biden e della sua “guerra di informazione” che svelava platealmente tramite l’Intelligence i piani di Putin: doveva essere un deterrente quel “sappiamo cosa stati facendo”, ma ha causato l’effetto opposto, e perfino Zelensky chiedeva “di evitare di parlare di guerra. Perché non aiuta”» 

Le sanzioni che, attraverso il blocco del sistema di pagamento Swift tolgono dalla disponibilità russa 640 miliardi di riserve, servono? O le trappole economiche contro i russi non sono mai servite?

«Le sanzioni ad personam non sono mai servite, ma il blocco dello Swift, nonostante l’effetto-sanzione sia lungo termine, sta funzionando. Se la guerra non si risolve presto, la crisi economica costringerà Putin a ripensare i piani. In più è vero che per la Ue acquistare il gas russo è molto importante (così come venderlo per la Russia, che vi basa gran parte della sua economia). Mentre le sanzioni fanno il loro effetto, la speranza dell’Europa è che arrivi il vero caldo per riuscire, nei mesi estivi, a fare più scorte possibili utilizzano magari il gas dell’Algeria o perfino quello americano...».

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