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Tagadà, il pizzino di Renzi a Enrico Letta: "Prima o poi...", una minaccia velata?

Claudio Brigliadori
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Per molti Matteo Renzi è stato uno dei più grandi bluff della sinistra italiana. Per qualcuno, si tratta di uno dei pochi, veri strateghi della nostra politica. Di sicuro, al di là delle vicende dentro e fuori dal Parlamento, resta uno straordinario animale televisivo. Ospite di Tiziana Panella a Tagadà, su La7, in una manciata di minuti ha fornito tutto il suo campionario di faccette, smorfie, velenose battute con vigorosa inflessione toscana e antipatie studiate a tavolino e molto compiaciute. Il tutto a corroborare l'aura da volpone con pizzico di cattiveria.

 

In questo senso, non è un caso che ancora oggi, dopo 8 anni abbondanti, il tema del mitologico «Enrico stai sereno» con cui l'allora neo-segretario Pd pugnalò alle spalle l'allora premier Letta, fregandogli la poltrona di Palazzo Chigi, sia ancora oggetto di dibattito e interesse. «Prima o poi gliela racconterò, Letta lo sa com' è andata», la butta lì con la Panella, che ovviamente insiste per aver servito lo scoop in diretta.

 

«In quella vicenda Enrico non si è fidato perché c'era una situazione di oggettivo stallo. Qualcuno di noi, nel gennaio 2014, gli propose un patto di legislatura. L'allora opposizione all'interno del Pd, Speranza e altri, propose alla direzione un cambio proprio perché Letta non riusciva a fare una proposta di lungo termine». Bugia? Verità? Mezza verità? Impossibile, forse, scoprirlo. Di sicuro, però, quando vuole Renzi sa essere diretto e, a suo modo, sincero. Come quando la grillina Paola Taverna, in collegamento poco prima di lui, si rifiuta di lasciargli un saluto: «Io e il senatore ci confrontiamo pochissimo in Parlamento e di solito non sono mai confronti piacevoli, quindi non voglio essere ipocrita». Renzi ascolta infilandosi l'auricolare e annuisce: «Ha ragione lei». Per poi regalare una sciabolata pochi minuti dopo: «Io me la ricordo, la Taverna, quand'era contro i vaccini. Come si cambia eh? Ai grillini, poverimi, lasciamogli godere gli ultimi mesi di Parlamento». In serenità. 

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