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Marco Travaglio insulta Di Maio e Draghi: "Leccatina, poltroncina"

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Marco Travaglio scatenato. Dopo la scissione nel Movimento Cinque Stelle, il direttore del Fatto Quotidiano non ha intenzione di farla passare liscia a Di Maio che avrebbe la colpa gravissima di strizzare l'occhio a Draghi e sostenere la posizione atlantista del governo. Così nel suo editoriale, Travaglio non usa mezzo termini e mette nel mirino Gigino e allo stesso premier: "Alcuni davano una leccatina a Di Maio che, conscio dell'ora grave, era impegnatissimo a reclutare truppe per il nuovo Partitino della Poltroncina dopo Udeur, Ncd e Iv. Le sole deviazioni dal discorso unico del partito unico erano gli insulti a chi vuol ridiscutere l'invio a casaccio di armi e agli analisti non allineati ("prezzolati da Mosca"), non bastando le liste di proscrizione. Ma alla fine anche quel penoso dibattito, impensabile in una democrazia ma perfetto per la Russia e la Corea del Nord, ha avuto la sua utilità. Ci ha svelato il nuovo articolo 11 della Costituzione, ancora secretato come i bollettini del Dis: "L'Italia ripudia la Costituzione".

 

 

Ma Travaglio nel suo editoriale è una vera e propria furia e, va detto, pare abbia più qualche conto in sospeso con il premier che con il ministro degli Esteri: "L'aspetto più avvilente del presunto "dibattito" parlamentare, insieme alla distanza siderale dalla realtà dell'Ucraina e dal comune sentire degli italiani, era proprio il mantra dei governisti: non vorremmo essere qui, ci scusiamo di disturbare il manovratore, promettiamo di non farlo più. A parte rari interventi raziocinanti, era il campionato mondiale di adulazione al Capo, un sequel della saga di Fantozzi. Casini ricordava che i dittatori sono più svelti dei governi democratici, ergo il Parlamento non rompa: Draghi parla, le Camere applaudono e tutti a casa", spiega Travaglio riferendosi all'intervento del premier in Aula sull'Ucraina.

 

 

 

Infine chiosa con l'ultima punta di veleno sul prmeier: "La versione moderna di L'Etat c'est moi del Re Sole. I pieni poteri sognati da Salvini sono cosa fatta e a tutti (o quasi) sta bene così". 

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