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"Mi compiaccio". Padellaro rivela: "Quel giorno in cui Scalfari mi ha umiliato"

Antonio Padellaro

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Antonio Padellaro, nel suo editoriale, ricorda Eugenio Scalfari, suo "carissimo nemico", "a causa, o per merito, del Fatto Quotidiano". E svela alcuni aneddoti sul fondatore de L'Espresso e de La Repubblica. "Succede che Scalfari accetta di essere intervistato da Silvia Truzzi per una serie di ritratti dedicati ai cosiddetti 'Padri della patria'. Ma è fortemente polemico nei confronti del nostro giornale, di cui ero allora il direttore: 'Voi del Fatto avete un fucile a due canne: sparate contemporaneamente un colpo su Berlusconi e uno sul Pd'".

 

 

E ancora disse allora Scalfari: "Il Fatto somiglia al Corriere della Sera che centra continuamente le crepe del Pd perché l'ideologia di quel giornale è privilegiare il centro. Il Fatto non si capisce chi privilegi". Allora, prosegue Padellaro, "gli risposi qualche giorno dopo ringraziandolo ironicamente di cuore: 'È il più bel complimento che ci potevi fare'".

Quindi rivela come una volta lo stesso Scalfari lo ha umiliato: "In un'altra occasione mi illustrò un sistema infallibile per togliersi di torno i tanti colleghi che dopo aver scritto libri dimenticabili pretendevano da lui un giudizio, possibilmente benevolo. Lui che le pagine di quei tomi lasciava inevitabilmente intonse mi confidò di avere adottato la formula ineccepibile: 'Mi compiaccio'. Che non esprimeva alcun giudizio ma allontanava il molestatore di turno, convinto di aver superato l'esame di letteratura".

 

 

Peccato però che poi sia toccato allo stesso Padellaro: "Capitò a me di dare alle stampe un libro e fu lui nei corridoi di via Po, a venirmi incontro, a stringermi la mano e a pronunciare il fatale verdetto: 'Caro Antonio, ho ricevuto il tuo volume, mi compiaccio'".

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