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Maran, figuraccia contro Fontana: "impiegato" ora è un insulto

Enrico Paoli
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Pierfrancesco Maran, assessore comunale alla Casa della giunta di Milano guidata dal sindaco Beppe Sala - quello delle Ztl come dogma- deve avere qualche problema con il proprio elettorato. Che forse, pur avendo il record di preferenze, non conosce molto bene... Dare dell'«impiegato», pensando di denigrarlo, al governatore della Lombardia, Attilio Fontana, perché ha deciso di rimettere ai vertici del centrodestra la decisione su Letizia Moratti, entrata in rotta di collisione con il presidente della Regione, dimostra come lo snobismo di sinistra sia una cifra culturale dura a morire. Durissima, visto i tempi che corrono. Quegli impiegati, nonostante una certa idea della società, sono i loro elettori. O almeno, lo erano, visto il risultato del 25 settembre.


Del resto se negli anni Settanta del secolo scorso per una certa sinistra la classe operaia sarebbe dovuta andare in paradiso (citando il bellissimo film di Elio Petri), e non c'è mai andata, è difficile avere coscienza della nuova classe operaia. Negli anni Venti del secondo millennio, sono diventati loro, gli impiegati, dotati di uno stipendio fisso, ma con l'oggettiva difficoltà nell'arrivare a fine mese, la classe operaia senza paradiso. Offendere loro è un po' come sfottere la maggioranza del Paese. Per la Treccani l'impiegato è colui che «svolge continuativamente la propria attività professionale, esclusa la prestazione di semplice mano d'opera, alle dipendenze altrui, dietro pagamento di una retribuzione: privato o pubblico». «L'utilizzo di questo termine, in segno di spregio per denigrarmi», sostiene Fontana, «è la sintesi perfetta per fotografare come la sinistra e il Pd siano lontani anni luce dalla vita reale e dalla gente comune». E poi si chiede perché vince il centrodestra...

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