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Marcello Sorgi, la rivelazione: "Le 72 ore che decidono il destino dell'Italia"

Marcello Sorgi

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Non è bastato a trovare la quadra sulla composizione del governo il vertice di sabato 8 ottobre ad Arcore tra i tre leader del centrodestra. "Berlusconi ha sentito il bisogno di ricordare che tra alleati non devono esserci veti", scrive Marcello Sorgi nel suo editoriale su La Stampa. La questione riguarda la collocazione di Licia Ronzulli in un ministero di rilievo ma "la ventilata resistenza di Meloni" "non potrebbe essere accettata da Forza Italia, che sarebbe disposta a difendere la propria esponente fino al punto di mettere in discussione il proprio sostegno" alla leader di FdI la quale "subito dopo aver letto le due pagine riempite dal fondatore del centrodestra, ha colto l'occasione dell'incontro con l'assemblea degli eletti di Fratelli d'Italia per ribadire che lei farà di testa sua, e nessuno riuscirà a farla recedere dal proposito di formare un 'governo autorevole e di altissimo livello, che parta dalle competenze'".

 

 

Insomma, ragiona Sorgi, "sebbene questo annuncio fosse indirizzato anche ai suoi", di fatto "era chiaro che Meloni si rivolgesse a Berlusconi, invitandolo a non sprecare la grande occasione del ritorno di un esecutivo di centrodestra scelto dagli elettori con quelle che ha definito 'questioni secondarie'". Questo significa "dentro Tajani, che ha il curriculum adatto e una rete di relazioni utili, maturate in vent'anni a Strasburgo, per ambire a fare il ministro degli Esteri. E fuori, o se non proprio fuori dentro ma con un incarico minore, Ronzulli. Un affronto, agli occhi di Berlusconi".

 

 

Questo "risentimento", prosegue, "potrebbe saldarsi a quello di Salvini, che ha già dovuto ingoiare il boccone amaro dell'addio al Viminale, ma se dovesse trovarsi con Giorgetti ministro dell'Economia a fronte di un posto non di primissima fila (Agricoltura o Infrastrutture) per se stesso, non lo digerirebbe tanto facilmente. È vero: ci sono ancora tre giorni per un chiarimento prima dell'elezione dei presidenti delle Camere. Altrimenti, le conseguenze porteranno sorprese nelle prime votazioni parlamentari della legislatura". 

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