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Paolo Berizzi, "cara Segre oggi ti tocca". Vergogna contro La Russa

Alessandro Gonzato
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Che smacco, compagni! E che figura, pure. La senatirce a vita Liliana Segre ha appena chiesto di abbassare i toni, di «lasciare fuori la politica urlata», di «rispettare gli avversari» e le scelte del «popolo» e della «democrazia», e la sinistra cosa fa? Apre il fuoco contro l'appena eletto presidente del Senato Ignazio La Russa, il «fascista», «il camerata Ignazio» e tanto altro che non solo in campagna elettorale ha portato ancor più voti a Giorgia Meloni, ma che proprio la senatrice a vita da bambina deportata dai nazisti voleva evitare. «La maggioranza uscita dalle urne ha il diritto di governare», sottolinea la Segre.

 

 


 

DIRITTO A GOVERNARE

E invece no: i "suoi" sparano a palle incatenate. L'attacco più violento è quello del giornalista Paolo Berizzi che su Twitter scrive: «Cara Liliana Segre, oggi la storia si ripete sotto forma di farsa, che è anche tragedia. Ti tocca consegnare il Senato a un fascista, un ammiratore del pazzo criminale che ti strappò dal banco di scuola e ti spedì ad Auschwitz. Un abbraccio forte dall'Italia antifascista».
Ora: la vera farsa - una tragedia per Pd e affini - è che dopo aver fatto scappare pure gli elettori con questo repertorio i portavoce della sinistra non abbiano capito la lezione, e anzi, ci mettano ancora più livore. Bene. È il turno di Rula Jebreal, tornata ai disonori delle cronache qualche giorno fa per esserci scagliata contro la Meloni per le malefatte del padre (defunto e che la premier in pectore non vedeva da quando era bimba): «Solo 2 senatori su 18 di Forza Italia», cinguetta la Jebreal, «hanno votato per Rula Jebreal Cara #LilianaSegre , oggi la storia si ripete sotto forma di farsa, che è anche tragedia. Ti tocca consegnare il Senato a un fascista, un ammiratore del pazzo criminale che ti strappò dal banco di scuola e ti spedì ad Auschwitz. Un abbraccio forte dall'Italia antifascista.
Con te La Russa. Ma La Russa è stato eletto presidente del Senato con 19 voti non di destra.

 

 

 


Chi sono i complici di Meloni? I mercenari della politica, disposti a legittimare questi neo Fascisti, in cambio di nomine/commissioni?». In cambio di notorietà, di sicuro, c'è chi è disposto a tutto. In prima pagina su La Stampa Concita De Gregorio prova a far ridere: «Per un giorno intero la disfatta degli scrittori di fiction dell'orbe terracqueo ha avuto i volti di Liliana Segre e Ignazio La Russa, e già qui: Lombroso scansati. Lei vittima dell'Olocausto, lui collezionista di memorabilia del Duce che non celebra il 25 aprile (questo è il momento in cui il moderno produttore restituirebbe infastidito il copione troppa trama, eccesso di simboli. Sfoltire, semplificare)». Rosicare. Su La7 il pomeriggio di "Tagadà" ruota attorno all'imperativo di Federico Geremicca: «La Russa adesso ci dica qualcosa di più sul fascismo». Giornali online e talk militanti scavano fino al '72 e ripropongono la scena iniziale del film "Sbatti il mostro in prima pagina" in cui c'è la Russa che invita una folla a «unirsi al di sopra delle fazioni, dei partiti, al di sopra dell'ormai superato e troppo a lungo sfruttato fascismo e antifascismo per dire sì all'unità dell'ordine, che è possibile battere il comunismo e i nemici dell'Italia», e però, fatalità, si dibatte solo sulla parte finale.
 

LEONI DA TASTIERA

Sui social carica anche il sottosegretario grillino uscente Carlo Sibilia. È il momento, su Facebook, del maître à penser Andrea Scanzi: «Complimenti a quei milioni di italiani che, in nome del "cambiamento", hanno riconsegnato il paese a questa congrega (quasi sempre) di mummie, cariatidi, bolliti, affaristi e furbacchioni centrodestrosi, che da 30 anni affossano (ulteriormente) quel che resta dell'Italia. Non stiamo vivendo un'epoca, ma un continuo de profundis». E se lo dice lui... L'ex teletribuno Michele Santoro pubblica su Facebook una vignetta di Vauro in cui La Russa marcia su Roma e si scusa «per il ritardo». Per Pagine Ebraiche, quotidiano dell'unione delle comunità, il passaggio di consegne tra Segre e La Russa è «inquietante»: «Non ha fatto i conti col passato». Di certo nessuno, tra i difensori della democrazia, ha tenuto in conto l'appello della Segre. 

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