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Paolo Del Debbio, Berlusconi senza eredi: "I suoi delfini? Pesci sega"

Francesca D'Angelo
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Paolo Del Debbio, con lei non c'è partita.
«In che senso?».

Be', giovedì Dritto e rovescio ha colpito e affondato il talk di Rai Due Che c'è di nuovo? K.o. tecnico al primo round.
«Essendo anch'io in onda, non ho visto il programma ma ho l'impressione che si siano affondati da soli... In ogni caso, godo quando vado bene io, non se vanno male gli altri».

In molti sostengono che potrebbe essere lei, o al massimo Brindisi, ad avere la prima intervista di Meloni premier. È uno scenario plausibile?
«Nessuno mi ha promesso nulla, però ovviamente spero molto di averla ospite. Sicuramente c'è una buona consuetudine di rapporti: l'ho intervistata spesso in passato. Spero di poter replicare velocemente, con lei in veste di premier».

In tal caso, la presenterà come la premier o il premier?
«La chiamerò come lei desidererà. La Crusca autorizza sia "il" presidente che "la" presidente e onestamente mi fido più della Crusca che del dibattito politico».

Mi pare di capire che la faccenda l'appassioni poco.
«È una polemica che lascia il tempo che trova: è di natura grammaticale, non politica, e visto che sono corrette entrambe le espressioni, è lecito scegliere a piacimento».

Quindi nessun "passo indietro" rispetto ai colleghi maschi, come sostiene la capogruppo del Pd Serracchiani?
«Ma cosa vuole che arretri? La Meloni è premier! È cento passi avanti agli uomini!».

La sinistra si è stracciata le vesti perché la prima azione del nuovo governo è stata rivedere il tetto ai contanti. Potevano effettivamente avere più fantasia?
«Era uno dei temi all'ordine del giorno e l'hanno inserito in un provvedimento dove ci saranno anche altre cose. Niente di più. Inoltre lo stesso Padoan ha dimostrato che non esiste una relazione stretta tra evasione e contante, tanto più che lo scontrino viene sempre emesso».

Nessun favore dunque alla mafia?
«Con 5mila euro la mafia ci beve il caffè! La criminalità viaggia su altre cifre e altri percorsi. Non ce lo vedo il criminale che va a prelevare al Bancomat 5mila euro tutti i giorni».

Meloni ha creato un Ministero del Merito: è un cambio di prospettiva funzionale a un mercato più etico?
«Sì, certo. Poi bisogna vedere se riescono davvero a gestire gli stipendi e le carriere dell'PA in questo modo. Se questo governo riuscirà a sostituire gli scatti di anzianità con il merito, Meloni va a finire direttamente sugli altari: sarebbe un miracolo, non un atto politico».

Giusto ridimensionare il reddito di cittadinanza?
«Non ha aiutato nell'aspetto più importante, ossia nel re-inserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro. Tutte le volte che in studio abbiamo intervistato delle persone con il reddito, ci hanno detto che le agenzie del lavoro non li hanno mai contattati o, se lo hanno fatto, non li hanno mai richiamati».

Tema bollette: riusciremo a uscirne?
«È una battaglia molto complessa, per due motivi. Il primo è che l'Europa non fa spendere all'Italia un extra gettito. Il che è un errore: i debiti si creano nei momenti di crisi, non quando si sta bene... E non lo sostengo io, ma tutti gli economisti, sia di destra che di sinistra. L'altro fattore è la totale assenza e il menefreghismo dell'Europa, aggravati dall'inaccettabile comportamento di alcuni esponenti tedeschi».

Effettivamente l'Unione Europea non sta dando il meglio di sé.
«Non è che non stia dando "il meglio di sé": non sta offrendo proprio niente. Quel poco che (forse) darà, arriverà con un ritardo per cui chi deve curare sarà già morto».

Intanto, per non farci mancare nulla, ribolle il conflitto tra Russia e Ucraina. Crede che il Papa riuscirà a mediare facendo la differenza al tavolo con Putin?
«Questo Papa non è Karol Wojtyla: lui sì che avrebbe fatto la differenza. Bergoglio (ma nemmeno Ratzinger) non ha quella potenza che ha avuto Giovanni Paolo II che fece crollare il comunismo».

Se nemmeno lui la spunta, però, che si fa?
«Ci vuole una figura autorevole che si metta in mezzo. Non vedo altre strade. Quindi o l'America farà da paciere o alla fine ci penserà Erdogan. Ma questo non sarebbe un bene per l'Europa».

Berlusconi si era proposto di mediare: potrebbe accadere?
«È un soggetto imprevedibile, quindi non saprei! Certo, ha maturato negli anni dei rapporti con Putin che gli permetterebbero di parlarci. Lui stesso ha detto che hanno riallacciato i rapporti: non so per cosa, ma non penso che sia per il Lambrusco che puoi comprare ovunque...».

Nel 1994 lei ha scritto il programma politico di Forza Italia. Oggi c'è chi sostiene che FI sia Berlusconi: senza, il partito non esiste. Anche lei è così drastico?
«Be', quell'8% l'ha preso Berlusconi: se non ci fosse stato lui, probabilmente quei voti non sarebbero arrivati. Non vedo infatti delfini, ma solo molti pesci sega e diversi tonni. Sia maschi che femmine».

Usciamo dalla metafora: di chi parla?
«Le rispondo come farebbe Feltri: ma che caz.. me ne frega!» (ride, ndr)

Tra il 1998 e il 2001 è stato assessore per la periferia e la sicurezza del comune di Milano. Ecco, oggi tra sparatorie nei centri commerciali e baby gang, la situazione è degenerata. Cosa serve o cosa non è stato fatto?
«C'è un abbandono evidente di alcune aree. E dire che sarebbe molto facile: basterebbe un'opera di pulizia della micro criminalità».

Sta dicendo che manderebbe l'esercito o la polizia per le strade?
«Guardi che non serve mica l'esercito o l'intelligence! Basta molto meno: si sa perfettamente chi sono questi criminali. È sufficiente prenderli e toglierli da lì».

Quindi se questa gente fa il bello e cattivo tempo, è perché qualcuno glielo lascia fare?
«Da quel che mi risulta, Sala o parla di politica nazionale o addirittura si avventura in quella internazionale. Ultimamente parla di biciclette, auto ibride e dell'Area B, C di Milano... tra l'altro, dato che le lettere dell'alfabeto sono 21, non vorrei arrivasse fino a Bergamo. Forse vuole restaurare un'epoca carolingia delle auto, o costruire il "Sano" Milanese Impero. Poi magari nel suo intimo pensa alle periferie e prega affinché il problema si risolva, ma concretamente sembra sia un tema che sfugga ai suoi interessi».

Veniamo a lei. È arrivato in tv piuttosto tardi, ossia a 48 anni. Quanto ha pesato l'essere stato il compagno di Gina Nieri, storico dirigente Mediaset?
«Nulla: il mio rapporto con il Cavaliere è nato totalmente al di fuori della relazione con Gina. Tra l'altro è stato proprio Silvio a spingermi a fare tv: io non volevo, ma lui sosteneva che avessi il giusto piglio. Aveva ragione!». Curiosità: è appena uscito il suo 1° romanzo, Il filo dell'aquilone. Ci sarà un sequel? «Da vent' anni avevo in mente l'incipit di questo libro ma ero convinto che non fossi in grado di fare il romanziere. Poi, alla fine, ho gettando il cuore oltre l'ostacolo raccontando la storia di quest' uomo che cerca di esprimere se stesso. E, sì, sto già lavorando al sequel».

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