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Meloni, Guia Soncini agghiacciante: "Non sembra una donna normale"

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Un nome che è tutto un dire quello del blog di Guia Soncini. Dal titolo "L'avvelenata", con il suo diario online, la firma de Linkiesta dimostra di esserlo molto, soprattutto nei confronti di Giorgia Meloni. La Soncini infatti se la prende con il vestiario del premier. Il motivo? Non le va giù il tailleur nero. Tutto vero: la Soncini critica il passaggio da gonne e look colorati, a outfit più istituzionali. Dimenticando che la leader di Fratelli d'Italia ora è a capo di un governo, la blogger scrive: "Il più importante mistero italiano di questo decennio: perché Giorgia Meloni è passata dal delizioso vestirsi da donna normale della campagna elettorale, dal rappresentare la speranza che fosse possibile essere una donna di potere non in tailleur, non derivativa di 'Una donna in carriera', non cascame degli spot dello shampoo degli anni Ottanta, perché Giorgia Meloni ha smesso d’incarnare quella speranza ed è passata ai tailleur, oltretutto neri?".

 

 

"Oltretutto", come se vestirsi di nero adesso fosse un reato. Ma non finisce qui: "Il giorno del giuramento - prosegue - c’era una ragione seria, da lì andava a un funerale. Ma da lì sono stati solo neri o al più blu gucciniani, da lì sono state solo giacche coi revers, da lì non c’è stata più alcuna speranza estetica". L'assurda teoria della Soncini però va oltre arrivando a esporre quello che è "il punto della questione".

 

 

Eccolo allora: "Il punto è non cosa stia meglio addosso a Giorgia Meloni, ma se il ventunesimo secolo sia pronto non solo a un’Italia governata da una donna, ma da una donna che non si vesta come la Merkel, come la Lagarde, come Hillary Clinton; come le donne cresciute in anni in cui, se volevi ti prendessero sul serio come donna di potere, per forza il tailleur dovevi mettere". Ancor più assurda la conclusione: "La gonna a pieghe era il riempimento di quel poco margine di coraggio rimasto da dimostrare in una società in cui le donne hanno diritto a tutto, oggi persino al governo, e forse un domani persino a cambiare il dress code". Tutto vero, la sinistra obietta il vestiario. 

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