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Cuzzocrea ossessionata dalla Fiamma, strafalcione clamoroso

Annalisa Cuzzocrea

Alberto Busacca
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Altro che cotechino, mandorlato e panettone. Durante queste vacanze natalizie, pare che la sinistra stia facendo molta più fatica a digerire il Msi.
Non è andato giù, in particolare, il fatto che il 26 dicembre Ignazio La Russa, presidente del Senato, abbia ricordato il 76° anniversario della nascita del Movimento sociale italiano. E, peggio ancora, il fatto che il partito di Almirante sia poi stato difeso anche da Giorgia Meloni... L'ultima, in ordine di tempo, ad andare all'attacco della Fiamma è stata Annalisa Cuzzocrea, nel suo podcast "Daytime". Titolo della puntata: "La vera storia del Msi". Ora, posto che è impossibile raccontare la vera storia del Msi in un podcast di sei minuti e 27 secondi (così come in un articolo come questo di 4.500 battute), la vicedirettrice della Stampa semplifica un po' troppo, facendo pure qualche scivolone...

IL DISEGNO - «Il disegno della destra di governo», spiega la Cuzzocrea, «è chiaro: riscrivere la propria storia per renderla più accettabile e non doversi vergognare delle proprie origini, per non doverle rinnegare». Quindi la frecciata alla Meloni: «A una domanda durante la conferenza stampa di fine anno, la presidente del Consiglio ha risposto così: "Il Movimento sociale italiano ha avuto il ruolo molto importante di traghettare verso la democrazia milioni di italiani che erano usciti sconfitti dalla guerra. È stato un partito partito pienamente presente nelle dinamiche democratiche di questa nazione. È stato un partito della destra democratica, dell'Italia democratica e repubblicana". La Meloni poteva dire che Fratelli d'Italia non c'entra nulla con il Msi, poteva ripetere di aver aderito convintamente alla svolta di Fiuggi, ha invece deciso di dipingere il Movimento sociale come un partito pienamente democratico, cosa che non fu».

 

 

Ma perché riconoscere il ruolo del Msi sarebbe incompatibile con l'adesione alla svolta di Fiuggi? Nel passaggio dal Msi ad An non ci fu nessuna abiura della Fiamma, che infatti è rimasta nel simbolo fino all'ingresso nel Pdl. Lo stesso Gianfranco Fini, oggi beatificato dalla sinistra, non rinne gò quel passato, tanto che nel 2016 partecipò alle celebrazioni per i 70 anni della fondazione del Msi spiegando: «Solo chi non conosce nulla della de stra italiana può chiedersi, ma gari in modo retorico o polemico, cosa c'entri An con la storia del Movimento sociale». Ecco...

ARCO COSTITUZIONALE - Andiamo avanti. Perché mai il Msi non fu un partito «pienamente democratico»? Dice la Cuzzocrea: «Nel Movimento sociale erano confluiti i reduci e i collaborazionisti del la Repubblica di Salò, che con la nascita della democrazia italiana non ebbero davvero nul la a che fare, non fecero parte dell'Assemblea costituente, fu rono tenuti fuori dal cosiddetto "arco costituzionale". Fino allo sdoganamento da parte di Silvio Berlusconi, il Msi al governo non c'era andato mai.

Per una ragione precisa: perché per lungo tempo visse nel culto neofascista, che era l'esatto contrario della nostra Costituzione antifascista». È vero, nell'Assemblea costituente il Msi non c'era. Per una ragione semplice: al momento delle elezioni (2 giugno 1946) non era ancora nato, essendo stato fondato, come ricordato da La Russa, il 26 dicembre 1946. In compenso fu regolarmente in Parlamento dal 1948 in poi. È vero anche che fu tenuto fuori dal governo dall'arco costituzionale. Ma essere fuori dall'arco costituzionale (per scelta degli altri partiti) è cosa molto diversa dall'essere fuori dalla Costituzione. Tanto che tutti i tentativi di far sciogliere la Fiamma, al grido di "Msi fuorilegge", sono caduti nel vuoto...

 

IL TERRORISMO - E veniamo all'ultimo argomento della Cuzzocrea: «Il Msi ha avuto a lungo legami anche con l'eversione nera. Celebrarlo come un contributo alla democrazia italiana è un falso. Si può dire che Fdi è un'altra cosa, che la svolta di Fiuggi ha segnato una nuova storia, che la Meloni vuole incarnare una nuova destra conservatrice che ha tagliato i ponti col fascismo. Quello che però non si può fare è dimenticare i morti, gli attentati, l'eversione (dovrei citare anche Julius Evola, ma l'elenco è lungo), e inventarsi una realtà alternativa, che è un vizio delle nuove destre non solo in Italia».

Lasciando da parte il filosofo Julius Evola, i cui libri si comprano tranquillamente anche sul sito della Feltrinelli e che comunque aveva un rapporto non idilliaco con i vertici missini, parlando della destra e degli Anni di Piombo non si può non ricordare che il partito della Fiamma è stato quello che ha pagato il conto più alto, con una ventina di militanti, spesso giovanissimi, uccisi barbaramente: da Sergio Ramelli a Mikis Mantakas, dai fratelli Mattei a Paolo di Nella. Nonostante questo, però, il movimento restò sempre dalla parte della legalità. Tanto che recentemente Antonio Padellaro ha raccontato in un libro degli incontri segreti di Almirante e Berlinguer, tra il 1978 e il 1979, per scambiarsi informazioni in uno dei periodi più difficili della lotta al terrorismo. La vera storia del Msi, per chi vuole conoscerla, è anche questa... 

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