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Violetta Caprotti, la truffa del diamante da 3 milioni e mezzo

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Una truffa da 3 milioni e mezzo. La vittima è niente di meno di Violetta Caprotti, figlia di Bernardo, fondatore dei supermercati Esselunga. Al centro un diamante che la donna avrebbe portato alla boutique Cartier di via Montenapoleone, a Milano. Stando alle prime indiscrezioni la Caprotti avrebbe portato il diamante, incastonato in un anello, dal rivenditore presso il quale era stato acquistato in passato (un regalo del padre) per far cambiare la montatura. I responsabili del negozio, però, l’hanno contattata, quando hanno iniziato a lavorare sul diamante, per dirle che era falso.

 

 

Ecco allora che Violetta ha tirato in ballo gli inquirenti, denunciando l'accaduto. L’indagine nasce proprio dal contenzioso tra l'ereditiera e il rivenditore. Quest'ultimo sostiene che quel diamante sarebbe arrivato in negozio già falso. Al momento il fascicolo è a carico di ignoti e si indaga, oltretutto, per sapere se si sia trattato di un furto o di una truffa.

 

 

A Violetta, così come ai due fratelli, Bernardo in vecchiaia intestò in parti uguali il 92 per cento dei supermercati. Poi, però, "licenziò" il primogenito Giuseppe dalla carica di ad e riprese personalmente le redini dell’azienda. In seguito alla scia di accuse e controaccuse che si scatenarono in famiglia, Caprotti finì per togliere i mandati a tutti figli riprendendosi la piena ed esclusiva proprietà della societa. I due figli Giuseppe e Violetta arrivarono fino alla Cassazione, che però bocciò definitivamente i loro ricorsi. 

 

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