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Ezio Mauro prende la mira contro Meloni: "Il problema del limite democratico"

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Della riforma costituzionale sui cui sta riflettendo il governo Meloni si è appena iniziato a parlare. Eppure, da sinistra, si levano già gli allarmi, i distinguo, i soloni del rischio-fascismo. E a tal proposito in primissima linea ecco Repubblica. Abbiamo un Maurizio Molinari che va in tv a dire che Giorgia Meloni non dovrebbe toccare la Carta perché, di fatto, non la riconosce. Eppoi abbiamo l'ex direttore, Ezio Mauro, che su Repubblica in edicola oggi, lunedì 8 maggio, verga un'articolessa dai toni inquietanti fin dal titolo: "Se la destra riscrive la Carta". Ovvio il sottotesto: vietato farlo.

"Molti nodi stanno venendo al pettine, in questo disvelamento di sé che il governo Meloni sta facendo in questa fase", premette Molinari, il quale poi parla della "mappa del mondo arbitraria che porta l’esecutivo a muoversi in una geografia immaginaria, con la Francia che da partner privilegiato diventa antagonista, i Paesi di Visegrad scelti come interlocutori ideali, l’Europa tollerata come casa comune transitoria in questa fase di redistribuzione delle risorse dopo la crisi, l’atlantismo che nella ferma condanna della guerra russa si riduce alla Nato, bypassando i valori civili e ideali dell’Occidente". Una serie di sparate al limite del complottismo e che, soprattutto, non trovano alcun tipo di riferimento nella realtà dei fatti: il governo Meloni che bypassa i valori civili e ideali dell'Occidente? Quando mai? Forse sulla guerra in Ucraina? Francamente, sconcertante.

 

"Innanzitutto per Giorgia Meloni la vittoria elettorale non è un punto d’arrivo, ma di partenza", riprende Ezio Mauro. "Interpretando la destra come un fenomeno sociale e politico, naturalmente, ma soprattutto culturale, la premier si muove con uno spirito che potremmo definire da pioniere, che dopo aver conquistato le nuove terre sa di doverle colonizzare, per ottenere i frutti sperati. La partita che sta per incominciare è dunque molto ambiziosa, perché va addirittura oltre la conquista del consenso, che è per definizione effimero, visto che la democrazia lo rimette continuamente in gioco, anche dopo una vittoria". E ancora: "Meloni sembra invece interessata ad una vera e propria opera di fondazione di qualcosa che non c’era: dopo aver portato la radicalità di destra alla guida del governo, vuole farla diventare una delle correnti di pensiero del sistema italiano, emancipandola da uno stato di minorità dovuto al suo legame col passato per insediarla dentro il senso politico comune del Paese", scrive con toni apocalittici, inquietanti, lasciando trasparire quel rischio-fascismo che Mauro, nei fatti, cerca di evocare in ogni rigo del suo articolo.

 

"Per raggiungere questo scopo la leader di Fratelli d’Italia poteva scegliere la strada dell’omologazione, neutralizzando l’anomalia originaria del suo mondo attraverso una sua regolarizzazione. Ma questo avrebbe significato accettare ciò che Meloni considera il pensiero dominante, l’ortodossia liberal-democratica. Decidendo invece di istituzionalizzarsi senza uniformarsi, la premier sceglie di governare mantenendo intatta quella natura, quindi marcando non solo la sua differenza, ma la sua alterità rispetto al sistema", prosegue. Infine, la conclusione: "È la lettura populista dell’equilibrio costituzionale: che adesso diventerà scrittura, senza essersi mai posto il problema del limite democratico", conclude Ezio Mauro. Già, il percorso per la riforma costituzionale non è neppure iniziato. Eppure, secondo Repubblica e il suo ex direttore, è già chiaro che Meloni e il suo governo non si porranno il problema del "limite democratico". E francamente vien da chiedersi se credono a quel che dicono.

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