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Domani, il giornale per colpire il governo scorda i guai di De Benedetti

Carlo De Benedetti

Paolo Ferrari
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Il Domani, quotidiano light di Carlo De Benedetti, da giorni sta picchiando duro sulla ministra del Turismo Daniela Santanchè. Dopo la vicenda giudiziaria per falso in bilancio che ha interessato Visibilia (la chiusura delle indagini è attesa verosimilmente per settembre), i segugi del Domani ieri hanno tirato fuori la compravendita, legittima, da parte del compagno della ministra, Dimitri Kunz, e della moglie di Ignazio La Russa, della villa a Forte dei Marmi del sociologo Francesco Alberoni. Villa venduta dai due ad un milione di euro in più rispetto all’iniziale prezzo d’acquisto e di cui l’acquirente, l’imprenditore Antonio Rapisarda, era a conoscenza.

I giornalisti del Domani, orfani al momento delle determinazioni della magistratura milanese, potrebbero allora ripercorre le varie peripezie giudiziarie del loro editore italo-svizzero, iniziando dal periodo di Tangentopoli, quando De Benedetti, amministratore delegato e presidente di Olivetti dal 1978 e il 1996, venne indagato per corruzione su forniture pubbliche e arrestato il 31 ottobre 1993 per ordine del gip romano Augusta Iannini. Tradotto a Regina Coeli, De Benedetti sarà poi scarcerato ed il procedimento sulla maxi commessa delle telescriventi, definite obsolete dallo stesso ingegnere, si concluderà come spesso capita in Italia per prescrizione.

 

 

GLI OPERAI MORTI - Sempre riguardo alla Olivetti, De Benedetti venne condannato a 5 anni e 2 mesi di prigione in primo grado per omicidio colposo e lesioni colpose plurime. L’inchiesta della procura di Ivrea, dove aveva sede l’azienda, riguardava la morte di alcuni operai per mesotelioma, un tumore che colpisce la membrana che riveste i polmoni e che può derivare da una prolungata esposizione all’amianto. Secondo l’accusa, infatti, i dirigenti della società, ad iniziare proprio da De Benedetti, non potevano non sapere dei rischi derivati dal silicato, un talco a base d’amianto usato nella produzione delle macchine da scrivere e delle stampanti.

Nel 2018, tuttavia, la sentenza di primo grado era stata rovesciata e la Corte d’Appello di Torino aveva assolto i tredici condannati in primo grado, De Benedetti in primis, perché il fatto non sussiste.

A parte le turbolente vicende della Olivetti, De Benedetti nella sua carriera di capitano d'industria era stato anche accusato di bancarotta nel fallimento del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. Processato insieme a Licio Gelli e ad altri piduisti di stretta osservanza, De Benedetti era stato poi condannato a sei anni e quattro mesi per concorso in bancarotta per «l’indebito ingentissimo guadagno lucrato» ai danni della banca. La condanna venne ridotta in appello e quindi annullata dalla Cassazione per una questione di legittimità. Destino diverso, invece, per i coimputati di filoni laterali, come i disturbatori di assemblee, tutti condannati.

 

 

Cir, la holdind, si legge nella sentenza di primo grado, compró un milione di azioni del Banco Ambrosiano. De Benedetti ne diventò vicepresidente, prima di andarsene con una “liquidazione dorata”. Gli vennero ricomprate tutte le azioni, anche quelle mai pagate, e insieme al prezzo d’acquisto gli furono versati gli interessi. La si impegnò, allora, a vendere al suo posto 32 miliardi di azioni di una finanziaria. Un bagno di sangue per le disastrate finanze della banca. De Benedetti era a conoscenza delle dinamiche poco trasparenti della banca e avrebbe voluto cacciare Calvi per prenderne il posto, poi trovato morto sotto il ponte dei Frati Neri a Londra.

NEGMA QUERELA - Sul fronte Visibilia, Elaf Gassam e Negma Group Investment Ltd hanno presentato ieri querela per l'ultima puntata della trasmissione Report. «La querela», si legge nel comunicato dei legali delle società, «è nei confronti di Sigfrido Ranucci, Giuseppe Zeno, azionista di minoranza di Visibilia, Alberto Franceschini Weiss, presidente di Ambromobiliare, Gian Gaetano Bellavia. Nella trasmissione si sosteneva che Negma avesse posto in essere attività illecite insinuando una «natura misteriosa e opaca di Negma stessa e dei fondi utilizzati, quando, invece, l’attività svolta dalla medesima società è stata perfettamente lecita ed effettuata con beni di proprietà e del suo azionista di riferimento Elaf Gassam, senza che la Consob abbia rilevato alcuna anomalia». «Il ministero non ha poteri ispettivi, ma solo poteri di vigilanza. Se ne occupa l’Inps e l’Ispettorato del Lavoro. Il ministero del Lavoro assicura comunque all'autorità giudiziaria ogni utile collaborazione», è quanto invece dichiara ieri dalla ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, nel corso del Question Time alla Camera, rispondendo all'interrogazione del Pd-Idp sulle iniziative volte a verificare l’utilizzo della cosiddetta cassa integrazione Covid da parte di Visibilia editore. 

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