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Emanuela Orlandi, "grave depistaggio nelle ultime settimane"

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L'ultima pista sulla scomparsa di Emanuela Orlandi è quella dello zio Mario Meneguzzi. Il suo nome, oltre a Emanuela, è stato accostato a quello della sorella Natalina. A lei, la maggiore, Meneguzzi avrebbe fatto delle avances. Eppure la "nuova" tesi non ha convinto Pietro Orlandi, fratello di entrambe, e neppure Alessandro Ambrosini. L'autore di Notte criminale parla di "puro depistaggio attuato attraverso i media. Uno dei modi per depistare è infilare delle cose verosimili. Le avances dello zio alla sorella maggiore, Natalina Orlandi, erano un fatto risaputo agli inquirenti, non poteva essere uno scoop, è stato creato per spostare l’attenzione, una false flag che certamente ha disorientato. Io stesso ho ricevuto subito decine di chiamate in cui mi si chiedeva, ma allora è tutto dentro la famiglia? Reputo questo depistaggio molto grave".

 

 

Il giornalista investigativo si dice certo la pista porti dritta dritta in Vaticano. Per Ambrosini "è stata una cosa molto vicina al Papa perché se no non si spiegherebbe la velocità che c’è stata tra la scomparsa di Emanuela e il fatto che il Papa sia stato avvertito subito, così come il suo repentino interessamento con i suoi appelli". Ma non solo. A suo dire - raggiunto dal Giorno - "non si spiegherebbe nemmeno perché avrebbe indicato alla famiglia la pista del terrorismo internazionale. In ogni caso, per organizzare qualcosa di così articolato ci vuole un motivo molto forte, non può essere la semplice molestia di un prete, di un cappellano, il motivo deve essere legato a un personaggio di altissimo livello".

 

 

E una delle figure chiave per il giornalista non può che essere "don Pietro Prestinenzi, arrestato nell’ambito di un traffico di stupefacenti all’interno di Regina Coeli, nel 1985. Ma c’è anche un secondo cappellano che ha avuto un ruolo per i suoi rapporti con Enrico De Pedis (boss della Magliana ndr) e non è stato ritrovato". 

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