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Vittorio Feltri, l'accusa: "Distrutto completamente dalla terapia"

Vittorio Feltri
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Andrea Purgatori, noto giornalista televisivo, col quale ho lavorato anni al Corriere della Sera, è improvvisamente deceduto per cause al momento misteriose. Inutile dire che la sua morte mi ha addolorato. Aveva solamente 70 anni ed era nel pieno della sua brillante carriera. Crepare in fretta, senza sapere ancora perché, non è cosa digeribile. Finora si è detto che aveva un cancro al polmone che lo aveva debilitato, però non mi pare che i medici lo avessero curato per tumore. Poi si è detta un’altra cosa è cioè che avesse delle metastasi al cervello. Infine c’è chi sostiene che se ne è andato per una infiammazione.

Per adesso, in attesa dei risultati degli esami in corso sulla salma, si è capita una sola cosa: il giornalista è stato curato con i piedi e ciò ha prodotto l’irreparabile. Io non voglio anticipare un verdetto che non sono in grado di emettere, non essendo un medico e neppure un infermiere. Tuttavia nutro qualche sospetto dato che ho vissuto una situazione abbastanza simile a quella di Andrea, che si è conclusa più brillantemente, nel mio caso, forse perché ho avuto solo più fortuna di lui.

 

Mi spiego. Lo scorso anno, non soffrendo alcun disturbo, mi sono sottoposto spontaneamente a una Tac. Il risultato complessivo, a parte un cancrino di pochi millimetri a una tetta benché io non abbia nulla di femminile, è stato giudicato dai dottori più che buono, esattamente uguale a quello dell’anno precedente. Gli specialisti tuttavia mi hanno consigliato di asportare chirurgicamente quel maledetto cosino nei pressi del capezzolo sinistro.

Ho accettato e una mattina le chirurghe me lo hanno estirpato senza problemi, al punto che mezz’ora dopo l’operazione mi sono rivestito, sono venuto qui a Libero e ho scritto un articolo. Successivamente, mi consigliano di farmi guardare da un oncologo il quale mi ordina di assumere delle pastiglie e di sottopormi a un trattamento radioterapico. Non l’avessi mai ascoltato. Tre giorni dopo ero talmente in forma che non stavo in piedi neanche per scommessa. Un paio di volte caddi a terra come un salame. Stavo da cani. Quanto alle radioterapie mi distrussero completamente. Persi i sensi in due occasioni. A quel punto venni ricoverato in clinica. Diagnosi: emplema. Cioè avevo il polmone sinistro pieno di pus. Per fortuna intervenne un primario, Andrea Gori, fratello del sindaco di Bergamo, che mi salvò la pellaccia. Nel giro di un paio di settimane mi dimise guarito. Almeno spero, dato che un dolorino al fianco sinistro ce l’ho ancora.

 

Tutto questo racconto per dire che quello che è successo a me è successo all’incirca anche a Purgatori. Il quale se è vero che la sua salute è precipitata dopo le terapie soprattutto radiologiche, probabilmente a ucciderlo è stata l’infiammazione al polmone, infatti risulta che al cervello non avesse metastasi. Insomma, vorrei dire che talvolta le cure date a capocchia sono peggiori della malattia, ammesso che ci sia. Caro Andrea mi spiace di non averti avvertito prima dei rischi che si corrono ascoltando i medici, che sono come i giornalisti, alcuni non capiscono un tubo. 

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