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Michela Murgia, l'ultima pazzesca risposta: "Se non schiatto in fretta pare maleducato"

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"Si è creata una certa aspettativa, se non schiatto in breve tempo sembra maleducazione...", rispose con il sorriso sulle labbra Michela Murgia a Aldo Cazzullo nell'intervista in cui rivelò di essere al quarto stadio di un cancro che non le lasciava molto da vivere. E oggi che la scrittrice sarda è morta, lo scrittore racconta sul Corriere di quell'ultimo incontro, di quella conversazione anche molto dura, in cui accadde a entrambi di commuoversi. "Nel sorriso di Michela Murgia sul dolore prevalevano la gioia e la rabbia" scrive Cazzullo spiegando la gioia che le dava "il legame fortissimo con le persone care: la sua famiglia, che definiva «queer», unita da legami non predefiniti; e poi i vari anelli, i cerchi man mano più grandi che la circondavano, e non l’hanno abbandonata sino alla fine". Quanto alla rabbia, Cazzullo spiega che quella di Michela Murgia fu un’intervista politica

 

 

Il primo motivo era la Sardegna. "La scrittrice", ricorda il giornalista del Corsera, "era convinta che la sua fosse una terra colonizzata dagli italiani. Si era anche candidata alla presidenza della Regione: il programma era l’indipendenza, e aveva preso il 10% contro tutti i partiti. La ribellione contro le servitù militari imposte ai sardi era una delle cause della sua celebre polemica contro il generale Figliuolo, l’idea che affidare la campagna di vaccinazione a un militare rappresentasse una violazione delle libertà".

Il secondo motivo era Giorgia Meloni. Nell'intervista Michela Murgia si augurava di "morire quando non sarà più presidente del Consiglio". La premier le rispose: "Spero davvero che lei riesca a vedere il giorno in cui non sarò più presidente del Consiglio, perché io punto a rimanere a fare il mio lavoro ancora per molto tempo. Forza Michela".

 

 

Il terzo motivo erano i diritti. Ricorda Cazzullo che la scrittrice detestava l’espressione "utero in affitto", mentre rivendicava l’espressione "utero in affido". La maternità per lei non era un fatto biologico ma affettivo. Chiedeva più diritti per l’amore, e più diritti per la morte. Disse che aveva deciso di sposarsi, e solo per caso la scelta era caduta su un uomo anziché su una donna: lo Stato non si accontenta di una relazione, chiede un ruolo, e Michela Murgia aveva voluto un marito perché qualcuno potesse attuare le sue volontà, evitare accanimenti terapeutici, stabilire il momento giusto per andarsene.  Dall'intervista emerse anche che la scrittrice detestava la retorica della lotta contro il male, della guerriera, della battaglia: "Il cancro fa parte di me; non è qualcosa che ho, è qualcosa che sono", disse. È stata di parola, fa notare Cazzullo: "È accaduto tutto quello che Michela Murgia aveva detto che sarebbe accaduto. Si è sposata. Ed è morta, sempre con un sorriso di sfida sulle labbra". 

 

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