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Michela Murgia sotto attacco: "Chi era davvero", veleno privatissimo

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"Michela Murgia era tante cose, che rappresentava in maniera esemplare, ma tutte queste cose avevano poco a che vedere con la letteratura": a scriverlo Corrado Ocone, secondo cui "Murgia era una attivista che faceva politica con l’abito della scrittrice, ben consapevole che nessuno o quasi avrebbe letto i suoi dimenticabili libri in futuro". Il giornalista, sul sito di Nicola Porro, ha poi aggiunto: "È stata un’attivista politica fino all’ultimo, fino alla messinscena del matrimonio queer e da ultimo del funerale. Il quale è sembrato essere stato costruito sotto una perfetta regia, come lo erano un po’ tutte le sue uscite pubbliche. Assolutamente murgiano". 

 

 

 

 

Secondo Ocone, inoltre, la Murgia non era un'anticonformista: "Lei era pienamente inserita nel sistema di potere mediatico-culturale dominante. Con il quale si trovava sempre e prevedibilmente in sintonia". Uno degli aspetti più interessanti della sua personalità - a detta del giornalista - "era quello relativo al suo cattolicesimo, che non era affatto, come pure si potrebbe credere, un portato del suo fluidismo, ma aveva basi filosofiche abbastanza solide (la Murgia era una teologa) in un’interpretazione o eresia del cattolicesimo ben precisa: quella che espunge ogni elemento “naturale” dalla fede e fa della fluida spiritualità una sorta di assoluto epistemico".

 

 

 

Un attacco ancor più forte arriva da uno scrittore che su Il Giornale d'Italia, dietro lo pseudonimo di Marco Porcio Catone, ha scritto: "La odiavo. Non per quello che era o non era, ma per quello che mi aveva fatto. Durante il lockdown il suo agente (agenzia di Cagliari) mi aveva fatto aspettare quasi un anno una scheda di valutazione (pagata in anticipo) del mio romanzo migliore, ancora non pubblicato. La scrisse lei e mi attaccò con un livore bestiale, senza spendere una parola sul romanzo".

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