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PiazzaPulita, l'ex 007 Mancini svela il segreto di Hamas: "Sconfitta la tecnologia"

Roberto Tortora
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L’attacco imprevisto di Hamas a Israele ha sconvolto il mondo e tutti si chiedono come sia stato possibile che Netanyahu non sospettasse né avesse alcuna informazione al riguardo, in modo da prevenire il massacro. A dare una lettura importante a Piazzapulita, su La7, è l’ex-capo del controspionaggio italiano, Marco Mancini, intervistato da Corrado Formigli che subito va al punto: “Israele, il Paese più famoso al mondo per i suoi servizi segreti, dal Mossad allo Shin Bet, non è stato in grado di prevedere l’attacco, com’è possibile?”.

La risposta di Mancini si potrebbe riassumere con la formula “l’uomo ha battuto le macchine”, questo il suo intervento: “C’è stato un rallentamento completo a livello mondiale di tutte le “intelligence”. Nessuno, ad esempio, pensava che in 36-48 ore i talebani con sandali, motorini e biciclette occupassero Kabul. Pochissime intelligence avevano notizie che l'Ucraina sarebbe stata invasa dai russi. Si è passato in questi anni a una velocità enorme a una intelligence tipicamente tecnologica, pensando che l'essere umano non contasse più niente o poco e le macchine avrebbero dovuto sostituire l'uomo. Così non è”.

Mancini, poi, parla delle operazioni di Hamas: “In questi anni ha rivisitato in forma aggressiva uno spionaggio alla vecchia maniera, cioè acquisire informazioni sul posto, verificarle, mandare attentamente notizie, e diffonderle in tutto il mondo, sul fatto che i palestinesi di Hamas erano tranquilli e sereni e non avrebbero fatto nulla e il risultato è questo, cioè che Israele non sapeva nulla”. 

Formigli, quindi, allude al fatto che gli infiltrati di Israele, in realtà, facessero il doppio gioco e Mancini concorda: “Le poche fonti che avevano gli israeliani erano già state reclutate da Hamas, anzi mandate proprio dall'unità di controspionaggio dei terroristi per fermare l'avanzata informativa di Israele”. A quel punto il conduttore di Piazzapulita gli chiede come sia stato possibile attaccare con semplici deltaplani a motore, di quelli che si vedono anche sulle nostre spiagge. Mancini spiega: “I soldati sono stati addestrati, l’uso del deltaplano è stato introdotto dagli hezbollah, dai libanesi. In Egitto ci sono scuole di volo dove si insegna a pilotare un deltaplano e, contemporaneamente, a sparare con il kalashnikov, cosa tutt’altro che semplice. E mi sembrerebbe strano che il governo egiziano non sapesse nulla di questo”. 

Un attacco del genere prevede una preparazione lunga nel tempo, non può certo essere improvvisato e prevede anche l’aiuto di interlocutori esterni. Mancini spiega come: “Quest’operazione Hamas l’ha costruita negli anni. Uccidere più di 1000 israeliani e sequestrarne più di 200 è un piano che richiede un addestramento. E chi c’è dietro i terroristi? Da quel che leggo pare ci sia l’Iran, che nel proprio territorio ha tenuto una riunione con i vertici di Hamas e degli Hezbollah. I droni usati dai terroristi palestinesi sono iraniani, mentre alcuni missili vengono costruiti nei cunicoli di Gaza, ma c’è della tecnologia fornita evidentemente anche da altri Paesi. Militarmente, questa è la vittoria dell’intelligenza umana sulla tecnologia”. Formigli chiede, allora, come si possano salvare gli ostaggi e l’ex-capo del controspionaggio italiano spiega: “Credo ci possa essere un percorso analogo a quello del 2006 per trattare con Hamas sugli ostaggi. Anche perché non tutti i palestinesi sono Hamas e a Gaza i civili sono essi stessi ostaggio dei militari. Una ragazza che vuole fare l'Università non può farla se la famiglia non è dichiaratamente schierata con Hamas. Non tutti i palestinesi sono contro Israele, vanno salvaguardati e bisogna dialogarci”.

 

 

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