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Lilli Gruber, Beppe Grillo da Fabio Fazio? "Il suo grande fallimento"

Lilli Gruber  

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Lilli Gruber, nella sua rubrica su 7, il magazine de il Corriere della Sera, non risparmia critiche a Beppe Grillo. Rispondendo a una lettrice, la giornalista e conduttrice di Otto e mezzo su La7, riguardo allo show del fondatore del Movimento 5 stelle da Fabio Fazio a Che tempo che fa si chiede, osserva: "Da quando è nato il Movimento 5 Stelle ogni volta che Beppe Grillo parla, tutti i media si fanno sempre la stessa domanda: sta parlando il comico o il politico? Va preso sul serio o sta recitando un pezzo del suo spettacolo? Un'ambiguità voluta e mai risolta, riproposta con forza nella trasmissione di Fabio Fazio".

Secondo la Gruber quello di Beppe Grillo è "un fallimento molto paradossale, verrebbe da dire, visto il tono sarcastico con cui lo stesso Grillo conduceva il suo personale show".

 

 

Ma attenzione per la giornalista, che prende in prestito una disamina di Giovanni Floris - "il suo vero fallimento è stato aver scatenato il linguaggio populista a sinistra per poi regalarlo alla destra" - il limite di Grillo è aver "insistito sugli slogan 'uno vale uno' e 'né di destra né di sinistra', arando il terreno della rivolta contro le cosiddette élite, tutte indiscriminatamente, solleticando il furore contro la 'casta' e 'l'establishment', a prescindere e senza distinzioni", "come se ogni forma di competenza e di esperienza fosse una colpa o uno stigma di correità per i problemi del Paese, arrivando al paradosso - come ha osservato Ezio Mauro - che 'solo l'ignoranza fosse garanzia di innocenza'".

 

 

Quindi la conduttrice di Otto e mezzo dopo aver elogiato Giuseppe Conte - "che più si affidò - meritoriamente - alle istituzioni europee e alle istituzioni scientifiche per contrastare gli effetti della pandemia" - dà il colpo di grazia all'Elevato: "Questo quindi è il vero fallimento di Grillo, il suo 'peggiorare il Paese'", è "aver preparato il terreno alla destra post-fascista oggi al potere. Grillo ha saputo fondare un movimento, portarlo al 34% dei consensi, condurlo al governo del Paese. Ma non ha saputo chiudere una volta per tutte le sue ambiguità, non ha saputo dare una direzione precisa al momento giusto. E  ha lasciato inevase troppe domande: di destra o di sinistra? competente o dilettante? Comico o politico? E in questo libro resterà probabilmente per sempre". 

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