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Montezemolo stronca gli Elkann: "Tra l'assurdo e l'umiliante, ha ragione Meloni"

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Luca Cordero di Montezemolo si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Intervistato da Massimo Gramellini durante In altre parole, la trasmissione in onda su La7, l'ex presidente di Ferrari prende di mira la famiglia Elkann-Agnelli. Tra le motivazioni, quella legata a Stellantis. La stessa che ha dato vita a un botta e risposta Meloni-Repubblica. "Oggi noi non abbiamo più un’azienda automobilistica in Italia – ha detto –. Non conta la proprietà, il fatto che sia stata venduta o non venduta; la verità è che tutte le decisioni che riguardano il mercato italiano sono prese a Parigi. Siamo arrivati a una cosa tra l’assurdo e l’umiliante, cioè che una macchina come la 600, un’icona dell’Italia al pari della 500, venga prodotta in Polonia". E incalzato dal conduttore, l'imprenditore rincara la dose. A suo dire "con Marchionne probabilmente non sarebbe successo. Vedere la 600 prodotta in Polonia, quando tutti gli stabilimenti ex Fiat sono in cassa integrazione, non mi fa bene".

Insomma, Montezemolo sembra pensarla come il premier che, in fatto di privatizzazioni, aveva detto di "non accettare lezioni" da coloro che hanno portato tutto fuori dal Paese. "Bisogna produrre in Italia almeno un milione di veicoli l’anno con chi vuole investire sulla storica eccellenza italiana. L’auto è un gioiello italiano e deve essere prodotta in Italia", ha detto Meloni trovando Montezemolo più che d'accordo: "Ha assolutamente ragione. Se di un’azienda, invece del 100 per cento, hai il 95, il 93 o il 97 e puoi incassare del denaro senza perderne il controllo, per me è giustissimo". Da qui l'ennesimo schiaffo agli Elkann e al quotidiano diretto da Molinari: "Quel titolo, poi, è fatto da un giornale posseduto da chi ha venduto gran parte dei cespiti industriali italiani, a cominciare da un’azienda come la Marelli... Mi metto nei panni del presidente del Consiglio e mi chiedo da che parte venga la predica".

 

 

Tutto fa dunque pensare che l'ex vicepresidente di UniCredit si muova sulla stessa lunghezza d'onda del governo: "Non conoscevo la Meloni, mi ha stupito positivamente la chiarezza e il coraggio istituzionale, anche a livello internazionale, sia per quanto riguarda Kiev, sia per il rapporto con gli Stati Uniti". Un difetto? "Se devo guardare la Meloni come allenatrice di una squadra, ecco, la squadra mi pare modesta, non mi sembra da scudetto".

 

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