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Giuliano Ferrara contro Repubblica: "I due lapsus di Ezio Mauro"

 Giuliano Ferrara

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La Repubblica - "giornale-partito" - sta facendo una sua personalissima battaglia contro il governo. L'intenzione è "colpire l’avversario politico del partito-giornale e costruire il contesto che rende possibile la persecuzione in giudizio intesa come ordalia benpensante invece che come prassi secondo la legge", attacca Giuliano Ferrara nel suo editoriale su Il Foglio.

Il giornalista ricorda come in tempi ormai passati il quotidiano "si vantava di essere lo strumento neutrale e imparziale di un 'editore puro', come scriveva Scalfari, salvo che poi quei tempi furono superati, con Carlo De Benedetti e poi con gli Elkann proprietari, dalla verità delle cose e dei cento, mille conflitti di interesse potenziali lasciata emergere dal tempo (cose che erano vere anche prima della vendita del giornale agli impuri in cambio di una dote per le figlie, con Carlo Caracciolo e con Mondadori, solo di una verità più coperta e come dire opacizzata dalla cosmetica liberal)".

 

 

Ezio Mauro nel suo ultimo editoriale, osserva Ferrara, "incorre in due incidenti o lapsus che vale la pena sottolineare". Il primo, spiega, "è appunto nell’appellarsi a un 'canone occidentale' della libertà di stampa, 'visto che nei Paesi normali sono i giornali che giudicano i governi, davanti alla pubblica opinione, e non gli esecutivi che li scomunicano dal Palazzo'. No, nei paesi normali del canone occidentale i giornali informano, criticano, polemizzano anche distruttivamente e con brio, variano soprattutto lo spettro della loro cultura politica e non fanno crociate ultraventennali sempre con lo stesso nemico di fronte e con gli stessi argomenti, non fondano ordini professionali della correttezza ideologica, al massimo manifestano inclinazioni forti e tendono alla persuasione senza fare mostra di un 'vittimismo dei perdenti'", accusa il giornalista.  

 

 

Nel secondo lapsus "Mauro considera 'disperante' il fatto che trent’anni dopo le gesta dell’armata antiberlusconiana contro la nostra vecchia accozzaglia egolatrico-carismatica intorno al Cav., le cose non sono cambiate di una virgola. E attribuisce lo stallo a una linea politico-culturale divisa in parti eguali tra Berlusconi, Salvini e Meloni (eppure non potrebbero darsi leader più diversi e con parabole che s’intrecciano e confliggono duramente tra loro)". 

Conclude ironico Ferrara che alla fine La Repubblica può fare come gli pare "basta che non si mettano a dare lezioni al giornalismo di destra".

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