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David Parenzo cacciato dalla Sapienza: università vietata agli ebrei

 David Parenzo

Pietro Senaldi
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Per il giornalista David Parenzo, il discriminato, sono «ragazzini con le idee confuse» che si spera cresceranno e magari finiranno in banca, «anche se auguro loro di fondare delle start up». Per gli studenti di Azione Universitaria, cioè quelli di destra, che in collaborazione con il Corriere della Sera avevano organizzato un incontro sul tema “Ricambio generazionale: pronti, partenza, via!”, la situazione è più complessa. Da quando un paio d’anni fa le liste di destra hanno ottenuto circa il 25% alle elezioni nell’ateneo, l’aria si è fatta pesante. Le forze dell’ordine hanno consigliato agli studenti di Azione Universitaria di avvisarle di ogni iniziativa; non per controllarli, ma per tutelarli dalle azioni di disturbo dei collettivi di sinistra ed evitare che queste degenerino in violenza. L’attuale presidente dei giovani di destra è stato sotto scorta per due anni a causa delle minacce che riceveva dai suoi compagni di corso per ragioni politiche.

Già, perché la Sapienza vive in una situazione di perenne assedio. Ci sono aule occupate permanentemente dai giovani di estrema sinistra e che sono ormai luoghi fuori dal controllo del rettorato. Teoricamente sarebbero aree di studio comuni aperte a tutti; nella realtà sono enclavi spazio-temporali rosse, ci si entra solo se si è dei compagni e se si ragiona come i maoisti degli anni Settanta.

 

 

I fatti. Parenzo, insieme a Flavia Perina, la giornalista transitata dal Secolo d’Italia alla stampa progressista, al consigliere comunale di Fdi Federico Rocca e ai due rappresentanti di Azione Universitaria Giacomo Mollio e Damiano Vulpiani, era stato invitato al suddetto convegno.

Argomento tecnico, che nulla ha a che fare con le questioni più scottanti della politica attuale. Il giornalista però è ebreo e lo ostenta orgogliosamente. Non solo, pur criticando severamente il premier israeliano Bibi Netanyahu, si è schierato ripetutamente a fianco di Gerusalemme sui fatti successivi al 7 ottobre e sulla questione di Gaza. Conseguentemente, prima che prendesse la parola dal fondo dell’aula si è alzata una bandiera palestinese e i collettivi di sinistra sono saltati in piedi urlandogli «sionista, razzista, strumentalizzi la causa delle donne per legittimare lo sterminio a Gaza, come hai già fatto per l’Afghanistan e l’Iraq, tu qui dentro non hai agibilità politica, non puoi parlare».

Naturalmente la situazione è degenerata. «Mi pareva di essere precipitato in un film distopico» racconta Parenzo, «con gli studenti di sinistra che mi urlavano sporco sionista e quelli di destra che mi difendevano accusando gli altri di essere dei fascisti». D’altronde, da quando la parola fascista è stata privata del suo significato storico, è diventata un concetto vuoto, un’etichetta appiccicabile da tutti a tutti. Per fortuna nessuno si è fatto male, a parte un vetro rotto da parte dei contestatori, e alla fine il dibattito si è potuto svolgere.

 

 

Ma solo grazie all’intervento della polizia, che ha allontanato gli scalmanati filo-Hamas e ha poi scortato il giornalista fuori dall’ateneo per evitare il peggio. «Purtroppo» spiega il conduttore de L’aria che tira su La7, «l’antisemitismo, che ha andamento carsico ed è sempre stato presente in Occidente, di questi tempi è riemerso in maniera preoccupante. Basti pensare che i miei figli frequentano la scuola ebraica ma l’istituto gli ha sconsigliati di portare la menorah, il nostro simbolo religioso, cucito sulla divisa».

L’episodio è grave e non va sottovalutato, per due ragioni fondamentali. Innanzitutto perché non è la prima volta che l’estrema sinistra studentesca tenta di zittire chi la pensa diversamente. Nel 2022 era toccato al direttore editoriale di Libero, Daniele Capezzone, invitato a parlare di capitalismo, in una conferenza svoltasi in stato di assedio per ragioni di ordine pubblico. Ma nel 2007 l’accesso alla Sapienza fu interdetto perfino a Papa Ratzinger, chiamato dal rettore a inaugurare l’anno accademico. Se ieri non fosse stata presente la polizia in borghese, anche il convegno di Parenzo e Perina sarebbe saltato. C’è quindi un problema Sapienza nel panorama universitario italiano, un ateneo dove, tra un messaggio affettuoso alla brigatista assassina Barbara Balzarani e un a dichiarazione di solidarietà al dittatore Vladimir Putin, insegna filosofia la professoressa Donatella Di Cesare ma dove non può parlare il Papa e gli ebrei non sono graditi.

 

 

Poi c’è il dramma della riemersione dell’antisemitismo. «Colpa anche dei cattivi maestri che popolano le università occidentali», punta il dito Parenzo «i quali continuano con il parallelismo tra sionismo e nazismo, una menzogna infamante alla quale ragazzi poco informati credono». È il dominio dell’ideologia sulla realtà.

Ma quale ideologia? Quella dell’anti-americanismo che dipinge l’Occidente come il regno del male anziché il solo avamposto democratico del pianeta. «Questi ragazzi sono indottrinati, non sanno» afferma Parenzo. «Pensano che se indossi la kefiah sei un liberatore, non vedono la differenza tra Hamas e il popolo palestinese, non sanno che in Israele c’è una sinistra e a Gaza no. Dove sono gli intellettuali palestinesi? C’è un David Grossman nella Striscia?». 

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