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Enrico Mentana, lo sfogo: "Pensiamo a fare bene i giornalisti". E lascia la chat di Giannini

Enrico Mentana

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Sono esilaranti alcuni dei messaggi apparsi nella chat su Whatsapp creata da Massimo Giannini, per celebrare la Liberazione, e riportati da Tommaso Rodano in un articolo su Il Fatto quotidiano.

L'ex direttore de La Stampa, oggi editoriaista de La Repubblica, ha infatti riunito nello stesso gruppo "centinaia di contatti – per lo più illustri – della sua rubrica telefonica". Ci sono "ex premier (Romano Prodi, Massimo D’Alema, Paolo Gentiloni, Enrico Letta), tre quarti dei notabili del Pd e dei partiti d’opposizione (da Stefano Bonaccini fino a Pier Luigi Bersani), grandi editori (Carlo De Benedetti, Urbano Cairo), magistrati, giuristi, cantautori (in testa Venditti e Baglioni), scrittori (ovviamente c’è Antonio Scurati), artisti, comici, presentatori televisivi e il gotha del giornalismo italiano: una stanza virtuale di antimelonismo militante, riempita dagli ego galattici dei migliori e peggiori intellettuali del Paese", si legge nell'articolo.

 

 

La chat ben presto però degenera, molti abbandonano il gruppo ed "Enrico Mentana prova a instillare un dubbio in molti dei suoi interlocutori: e se ci limitassimo a provare a fare per bene i giornalisti? 'Ora che sembra delinearsi una sorta di fase costituente di un soggetto politico-culturale – scrive – vi dico francamente che l’impegno a cui ho dedicato la vita è un altro, l’informazione (...). È dal 1994 che sento gridare al lupo: ma evidentemente fare l’anti-lupo non basta più. Torno al mio lavoro”. E lascia la chat. 

 

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