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Susanna Tamaro non è Antonio Scurati e Roberto Burioni può insultarla

 Roberto Burioni

Gianluigi Paragone
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Da una parte due pagine di racconto, ricche di spunti culturali e racconti in prima persona firmate da Susanna Tamaro. Dall’altra un post su X carico di livore, di insulti e una richiesta di censura, firmato da un medico, Roberto Burioni.

«La scrittrice Susanna Tamaro, in un pezzo sul Corriere della Sera, ci spiega i vaccini producendosi in una mirabile crestomazia di “ragionamenti” identici a quelli dei somari antivaccinisti». E ancora: «La nostra medicina “meravigliosamente avanzata” - ha aggiunto il professore citando con sarcasmo un frammento dell’articolo - ha sviluppato un vaccino che ha salvato molte decine di milioni di vite, compresa, forse, pure la tua, permettendoti di partecipare da viva alle Olimpiadi delle bojate». Per chiudere con un invito al Corriere della Sera: «Perché ospitate simili scemenze che diffondono bugie pericolose per la salute pubblica e minano con la menzogna la fiducia nella scienza e nella medicina?».

Poche ore prima, in un tribunale della Gran Bretagna, AstraZeneca ammetteva che il suo vaccino anti-Covid può causare come effetto collaterale trombosi mortali. La reazione «estremamente rara», si difende l’azienda attraverso i suoi legali, è al centro di un’azione collettiva multimilionaria da parte di dozzine di famiglie secondo le quali il vaccino sarebbe stata la causa di mutilazioni o addirittura di morte.

 

La reazione di Burioni e l’ammissione di AstraZeneca a stretto giro di posta sembravano scritte apposta da uno sceneggiatore raffinatissimo per confermare lo scritto di Susanna Tamaro sul Corriere, la quale ha voluto pesare i mesi del Covid e il tempo trascorso dopo, «anni in cui il pathos ha raggiunto e superato i limiti di guardia (...) La nostra società è stata attraversata da una vera e propria guerra civile». Le parole intrise di bullismo di Burioni lo hanno certificato una volta di più.

Se il racconto di Franco Di Mare riporta d’attualità la questione dell’amianto, la scrittrice tenta di aprire un varco sugli effetti avversi e sulle responsabilità sia dello Stato che, soprattutto, delle case farmaceutiche. Le quali potrebbero farsi scudo di una manleva strappata in fase negoziale e qui ritorniamo alle trattative tra la Commissione europea e Pfizer e sugli scambi epistolari tra la von der Leyen e Bourla, ceo della multinazionale. Aggiungo che aspettiamo di capire come intende muoversi la fantomatica commissione d’inchiesta parlamentare.

Torniamo però alla Tamaro. «Personalmente io confido nella scienza, e questa fiducia è ricca di gratitudine, ma non posso credere in lei in senso assoluto». Così, la scrittrice parte in un racconto personale, nel suo percorso di approfondimento sul vaccino mRNA. «Essendomi sottoposta a due dosi di Pfizer, mi avevano detto che starei stata in una botte di ferro per almeno un anno ma quando, dopo pochi mesi, ho appreso che avrei dovuto fare la terza dose, ho cominciato a sospettare che quella botte fosse soltanto una barchetta di carta». Intanto il virus trasformava e diventava meno aggressivo, «ma il terzo vaccino andava fatto per legge», continua la Tamaro «a scapito dei propri diritti civili e della propria libertà. Aquel punto mi sono chiesta, qual è lo scopo di tutto ciò: rendere la popolazione immune o consumare tutti i vaccini acquistati?». È questa la domanda che dava fastidio ai Burioni e a chi non accetta la discussione?

 

Oppure è ciò che la Tamaro trova sul bugiardino? «Tutte le persone trivaccinate intorno a me si ammalavano e si riammalavano di Covid. Così mi è venuta la curiosità di leggere il bugiardino e ho appreso che “l’efficacia del vaccino non è stata verificata nei soggetti immunocompromessi” e che “la durata della protezione dal vaccino non è nota, sono tutt’ora in corso studi clinici volti a stabilirla”. (...) Quando poi ho letto che “è possibile, dopo la vaccinazione, sviluppare una miocardite e pericardite”, mi sono resa conto che nel frattempo, sui media, stava avvenendo qualcosa di non molto diverso dal gioco delle tre carte (...)».

Il finale è un passaggio critico ma profondamente logico e istituzionalmente corretto: «Mentre molti Paesi hanno messo in piedi già da tempo delle équipe di studiosi per cercare di capire quello che sta succedendo nel corpo dei danneggiati dai vaccini, da noi gli stessi danneggiati vengono trattati come degli impostori. Se impostori sono, come i tanti e troppi che usufruiscono di pensioni di invalidità senza averne diritto, lo Stato ha il dovere di smascherarli; ma se impostori non sono, lo stesso Stato ha il dovere assoluto di prendersi cura in ogni modo possibile di questi cittadini che hanno obbedito alle leggi e che ora hanno la vita devastata dalle conseguenze di questa obbedienza». È una settimana che parliamo di libertà di parola e di censura e qualcuno sta facendo (legittimamente) cassa nei panni della vittima. Poi però ci sono tante vere vittime che non hanno diritto di parola e di ascolto.

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