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Roberto Saviano, il kamasutra della mafia: "Così i clan hanno cambiato il mio modo di fare sesso"

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Ginevra Leganza
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Gli chiedono se la posizione dell’amazzone sarebbe piaciuta a Totò Riina. Lui ride e si racconcia la barba, da vecchio saggio. Poi torna serio. E risponde che no. La posizione dell’amazzone non sarebbe piaciuta a Totò Riina. Perché Riina – parola di Roberto Saviano – sarà mica stato un maschio recessivo. Uno che si lasciava domare dalle signore. Totò Riina era un maschio tossico, si capisce. Ed eccoci dunque alla frutta. O, se preferite, alla famosa pennellata di sesso. Quella che si dà quando l’universo c’ingoia, quando non ci vuole più bene e noi non sappiamo più cosa dire, cosa fare, che pesci prendere e, in questo caso, che libri scrivere. In altre parole, è il sesso come musica d’ascensore. Come argomento che riempie il vuoto non meno che il foglio bianco.

Un po’ come la pennellata di sesso del Conte Mascetti – ve la ricordate – che è la stessa, oggi, di Roberto Saviano. L’uno, a suo tempo, alla conquista telefonica della donna; l’altro, di questi tempi, alla riconquista editoriale delle donnine. E cioè delle lettrici. Insomma, alla riconquista delle professoresse col cerchietto che – bell’e cresciute – dopo “Gomorra” esigono adesso il “Kamasutra di Totò Riina”.

 

 


IL TOCCO VENEREO
E il fatto è che giusto ieri, dopo annidi BookTok, Roberto Saviano discettava su Instagram di sesso clanico. Dell’amore a Secondigliano. Sicché, all’opera omnia, Saviano aggiungeva ieri quel tocco venereo. Quel non so che di sporcaccione che in una logica commerciale non guasta mai. E vabbè. Tutto regolare, direte voi. Il Nostro infiocchetta un libro sull’amore e la malavita. Un altro tomo da cui trarre serie, dibattiti, spin off sentimentali. Il che ci starebbe. Non fosse che qui – ben oltre il marketing editoriale – dopo il crimine siamo alle soglie del comico. Camorra e Amici miei. O meglio, Camorra e Amiche mie. Allora, per capirci di più, riapriamo insieme il social e andiamo a sfruculiare il profilo Instagram “MySecretCase”, che di sé scrive: «La prima community sulla liberazione sessuale» (1 milione di follower). Qui si parla in genere di pilloline, trucchetti per «farlo in bagno», di fogge e umori delle pudende. Ed eccolo, Roberto Saviano, su “MySecretCase”. Eccolo qui con due amiche sue. Simpaticissime – Norma e Greta – che non abbiam capito se vengono fuori da un raduno femminista o da una graduatoria di supplenti (infatuate dallo scrittore). In ogni caso è sempre qui, su “MySecretCase”, che con le due ragazze il vecchio saggio si racconta. Ed è qui che sceglie di promuovere, in un reel, il suo ultimo libro edito da Fuoriscena (di cui, confessiamo, non ci eravamo sinora accorti). Noi due ci apparteniamo. Sesso, amore, violenza, tradimento nella vita dei boss – questo il titolo – non sappiamo ancora se vale la lettura. Certo però vale un video come quello che ci capita sotto il naso. Un video dove Saviano – anche meglio di Woody Allen – ci spiega tutto quello che avremmo voluto sapere sul sesso (e non abbiamo mai osato chiedere). Le due amiche, invece, osano. E gli chiedono appunto com’è cambiato, dopo la fama, il suo rapporto con l’amore. Gli chiedono cos’è successo. Addirittura, come lo fa. Lui. Roberto.


UN MARTIRE A LETTO
«Essere a contatto con i clan», domanda Norma, «ha cambiato il tuo modo di fare sesso?». Lui ci pensa. Medita. Ma poi non lesina confessioni. E la confessione è talmente meditata che pure nelle cose di letto, Saviano, tende all’archetipo del martire. Pure nell’amore tende al modello dell’uomo sotto scorta, sotto torchio, che né a letto né fuori si fida più di nessuno. Che noia. Così, con un tono e una climax che ricordano Saviano che imita Zalone che imita Saviano, il Nostro risponde: «Essere frainteso, monitorato, giudicato, osservato, fotografato mi ha cambiato». L’ha cambiato per sempre nell’arte amatoria, vuole dire. Perché lui, spiega, non è come Toto Riina. E le sveltine, aggiunge, neppure sa cosa sono. Divertente, vero? Quasi come un film di Monicelli. Quasi come Woody Allen. Ma se già pensate di sapere tutto, sul sesso, vi sbagliate. Il momento più alto mica è arrivato. A fine video Saviano e Greta gingillano infatti con «Io, tu e l’altro», che sembra filosofia morale e invece è il nome di un vibratore. «Non avevo capito lo spazio dell’altro», dice il saggio all’amica, sentendosi quasi Emmanuel Lévinas. Risposta: «Ti stai facendo troppe pippe, Roberto». E vabbè. Non sappiamo, noi, come vanno a letto i camorristi. Non sappiamo e non vogliamo sapere se il libro di Saviano valga la lettura. Però tocca ammettere che su “MySecretCase”, tra pennellate e vibratori, è già tutto sceneggiatura. Da Stefano Sollima a Woody Allen, dai film coi criminali alla commedia all’italiana, abbiamo fatto un passo avanti, altroché.

 

 

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