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La solitudine e le incertezze, il Duce sconosciuto

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Durante il regime fascista gli italiani, parlando di Benito Mussolini – fra loro, in casa – lo chiamavano «Benito», non con il cognome, né «il duce», tanto era una presenza familiare nelle loro vite, detestata o più spesso amata. Da qui bisogna partire, per capire quell’epoca. Oltre alla violenza, alla mancanza di democrazia e libertà, le caratteristiche del fascismo che oggi ci colpiscono più sgradevolmente sono l’enfasi, la retorica, il fanatismo quasi mistico coni quali il regime e moltissimi italiani consideravano il duce, il fascismo stesso. Facciamo fatica a credere che fossero stati d’animo sinceri: provoca un fastidio estetico, prima che intellettuale, immaginare gli italiani esaltarsi irrazionalmente per un uomo e un fenomeno del quale oggi sono chiari quasi a tutti gli enormi limiti e i grandi difetti. Inoltre decenni di antifascismo – per il quale tutto ciò che riguardava il fascismo era sbagliato, malvagio, ridicolo – sono stati determinanti nel fare accettare l’idea del regime fascista e di Mussolini come caricature degne solo di essere irrise, dopo la condanna. Questo stato d’animo rende pressoché impossibile capire cosa fu davvero il regime, cosa rappresentò il duce, e perché esercitarono tanta influenza sugli italiani. (...)

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