La firma è del segretario di Stato americano Marco Rubio e il documento su cui è apposta non usa mezzi termini: minacce all’interesse nazionale degli Stati Uniti e pesanti accuse a decine di imprese in tutto il mondo, comprese «importanti società americane», di aver contribuito al massacro della popolazione di Gaza. È per questi motivi che l’amministrazione Trump ha predisposto sanzioni nei confronti dell’italiana Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi. Non viene specificato cosa comporti il provvedimento, ma con tutta probabilità alla funzionaria delle Nazioni unite sarà impedito l’ingresso negli USA e i suoi eventuali beni oltreoceano potrebbero essere sequestrati. Resta la dura presa di posizione di Washington che ha scatenato reazioni nella sinistra italiana.
Albanese, afferma Rubio nel comunicato stampa con cui sono state ufficializzate le sanzioni, porta avanti «una campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele», con un approccio antisemita. «Albanese – prosegue la nota - ha collaborato direttamente con la Corte penale internazionale per cercare di indagare, arrestare, detenere o perseguire cittadini statunitensi o israeliani, senza il consenso di Stati Uniti o Israele». Due nazioni, ricorda il segretario di Stato, che non aderiscono allo Statuto di Roma, il trattato che istituito la Cpi, e quindi «questa azione rappresenta una grave violazione della sovranità di entrambi i Paesi».
Francesca Albanese, Marco Rubio: "Sanzioni speciali contro le sue azioni vergognose"
La misura è colma. Gli Stati Uniti hanno annunciato ufficialmente sanzioni contro Francesca Albanese, relatrice s...Una causa antiamericana e antisraeliana, quella della relatrice speciale, che si è intensificata recentemente, «inviando lettere minacciose a decine di entità in tutto il mondo, incluse importanti aziende americane nei settori della finanza, tecnologia, difesa, energia e ospitalità», accompagnate dalla richiesta di avviare indagini e procedimenti contro di esse e i loro dirigenti.
«Non tolleremo queste campagne che rappresentano un atto di guerra politica ed economica», avverte Rubio che ricorda come il pregiudizio abbia caratterizzato la sua carriera, culminata con la raccomandazione alla Corte penale internazionale di emettere «senza una base legittima» i mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant.
Il rapporto a cui si riferisce il dipartimento di Stato si intitola “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”, presentato la scorsa settimana al Consiglio dei diritti umani e al suo interno sono citate 45 aziende che per Albanese “fanno profitti sulla distruzione di vite innocenti”: tra i nomi compaiono quelli di Lockheed Martin (settore militare) e di Google, Amazon, Microsoft e IBM perla tecnologia che Israele può sfruttare per le operazioni militari. Nella lista c’è anche l’italiana Leonardo per un j’accuse che non fa sconti a nessuno. “J’accuse” è anche il titolo della sua fatica letteraria in cui ritrae lo scenario che ha portato agli attacchi del 7 ottobre 2023, fatto di condizioni di apartheid e occupazione neocoloniale israeliana nei territori palestinesi poi esplose con l’azione di Hamas: un’opera presentata come il contributo non di un’attivista, ma di «una donna di altro profilo istituzionale che può aiutarci a vedere e a capire ciò che non vediamo».
Già finita al centro delle polemiche per le sue dichiarazioni pasionarie in cui a fatica si legge che Hamas è un’organizzazione terroristica e per una querelle sul titolo di avvocato erroneamente attribuitele, Albanese ha comunicato la sua reazione alle sanzioni con un messaggio per l’emittente araba Al Jazeera: «No comment sulle tecniche di intimidazione in stile mafioso».
A farle eco è l’opposizione italiana. La segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, denuncia: «Questo non è solo l'ennesimo attacco al multilateralismo da parte di Trump, ma anche la conferma del suo sostegno al piano criminale di Netanyahu in Palestina, che Albanese ha sempre denunciato con forza». Da qui l’interrogazione annunciata da Peppe Provenzano, responsabile esteri del Pd, per chiedere al ministro degli Esteri Antonio Tajani e a tutto il governo da che parte stanno: se con l’indipendenza dell’Onu o con la Casa Bianca. A firmare la richiesta è anche Laura Boldrini per la quale le sanzioni «sono una vergogna su cui non si può tacere». L’operato di Albanese, sostiene la deputata democratica, «è preziosissimo per chiunque abbia a cuore il diritto internazionale».
Dagli appelli parlamentari a quelli online, lanciati dalla coppia Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e sinistra: «Punire chi documenta crimini di guerra è un precedente pericoloso che mina l’intero sistema internazionale di protezione dei diritti umani». La petizione, che ha raccolto 15mila firme online, punta in alto, alla candidatura ufficiale della funzionaria al Nobel per la Pace: «Ogni firma – sostengono - è un gesto concreto di solidarietà per chi rischia la propria libertà se non la vita per proteggere gli innocenti». «Quando la verità è un reato, dire la verità è un dovere», concludono. Anche sugli attacchi del 7 ottobre, magari.