Leone XIV, la falsa intervista al Papa fa scoppiare la guerra in Vaticano

di Andrea Morigigiovedì 24 luglio 2025
Leone XIV, la falsa intervista al Papa fa scoppiare la guerra in Vaticano
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Il pasticciaccio brutto accaduto al Dicastero vaticano per la cultura e l’educazione, di cui è attualmente sotto segretario il gesuita padre Antonio Spadaro, contraddice sia la cultura che l’educazione. Ieri, sul quotidiano La Stampa, il religioso firmava in prima pagina un’intervista a Papa Leone XIV, titolata “Io, le guerre e la Chiesa”, che sarebbe stata uno scoop mondiale. Se fosse stata autentica e se le parole del Pontefice le avesse raccolte lui. Invece, non era nulla di più che una minestra riscaldata. Come ha doverosamente e precipitosamente precisato un comunicato delle Edizioni Dehoniane di Bologna, si trattava in realtà della «trascrizione di una conversazione spontanea tenuta dal Cardinale Prevost il 7 agosto 2024 presso la parrocchia agostiniana di St. Jude a New Lenox, Illinois», negli Stati Uniti. Quindi, non è vero nemmeno, come continua a sostenere La Stampa sul suo sito web, che si tratta di un’intervista. Quel che sono riusciti a togliere, nella versione online, è soltanto l’attribuzione del colloquio al curatore del libro, che ha distorto un discorso dell’ex vescovo agostiniano di Chiclayo sul suo confronto con il Santo Padre, fino a trasformarlo arbitrariamente in una dichiarazione di infallibile magistero pontificio. Deformata reformare, reformata conformare, conformata confirmare, confirmata transformare, era una regola di Papa Francesco che condensava così il senso degli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola. Non era da ritenersi il via libera all’adattamento della realtà ai desideri, però. Semmai il contrario.

E infatti, il cardinale Prevost, l’anno scorso, parlava di un rapporto dialettico con il Pontefice, con il quale si era scontrato, in almeno un’occasione, che riferisce così: «Vi dirò, senza entrare nei dettagli, che in una delle occasioni il Papa – l’arcivescovo di Buenos Aires– era interessato a un determinato agostiniano che svolgesse un determinato lavoro, e io come priore generale dissi: “Capisco Vostra Eminenza, ma lui deve fare qualcos’altro”, e così lo trasferii altrove. Mi è stato detto che non fu contento di questo, come può accadere, sapete. Tra me mi sono detto: “Quando diventerà Papa, probabilmente non si ricorderà di me”; lo pensavo ingenuamente, e in secondo luogo, pensavo che non mi avrebbe mai nominato vescovo». Ma padre Prevost riconosceva anche in Bergoglio l’«impegno profondo per la giustizia, la carità e la misericordia. E il suo senso pastorale, che a volte confonde alcune persone, è così acuto che cerca davvero di vivere in modo profondo ciò che dice il Vangelo» Chissà se l’attuale Vicario di Cristo avesse dato l’imprimatur prima che la tipografia si mettesse all’opera. Magari la grazia di stato gli ispirerebbe un’altra lettura degli avvenimenti.

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Solo che quel testo, precedente l’elezione al soglio pontificio del porporato americano, è finito in un’opera a cura di padre Spadaro, Da Francesco a Leone, in uscita il 31 luglio per la casa editrice felsinea, entrata nella sfera d’influenza dello storico Alberto Melloni e della cosiddetta Scuola di Bologna. Strano che un volume dove si postula una sostanziale continuità fra il pontificato di Jorge Mario Bergoglio e del suo successore sia pubblicato dai maggiori sostenitori dell’ermeneutica della rottura fra la Chiesa pre-conciliare e quella successiva al Vaticano II. Non è un dettaglio, perché ora gira voce che Spadaro, ex direttore della “Civiltà Cattolica”, in assoluta discontinuità con la fiducia che gli aveva accordato il confratello Papa Francesco, stia per trasferirsi, prima di essere costretto a farlo, in un’università dei gesuiti negli Stati Uniti. Anche perché, dopo essersi nuovamente intestato scritti altrui con un’operazione non priva di precedenti, rischia di veder traballare anche quella poltroncina che riscaldava nella Curia romana. L’aria è cambiata e la ricerca di una posizione di prestigio potrebbe avere avuto un esito infausto. Meglio tagliare la corda.

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