Vaticano, voragine da 2 miliardi e punti oscuri: Leone XIV nei guai

di Roberto Tortoragiovedì 31 luglio 2025
Vaticano, voragine da 2 miliardi e punti oscuri: Leone XIV nei guai
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Papa Robert Prevost ha una brutta gatta da pelare: i conti economici del Vaticano sono da molti anni in profondo rosso. La stima ruota intorno ai due miliardi di euro e le pensioni dei prelati sono a rischio. Le buone notizie arrivano dallo Ior, la banca vaticana: dopo gli scandali del passato i conti ora sono a posto. Dalle carte, però, emerge che i dettami di Papa Francesco alle congregazioni non sono stati rispettati. Bergoglio aveva ordinato di trasferire allo Ior tutte le partecipazioni finanziarie detenute all’estero e così non è stato ancora. Papa Francesco chieste al cardinale australiano George Pell di far pulizia e riformare la Chiesa già dieci anni fa, all’alba delle dimissioni di Benedetto XVI. Ratzinger lasciò il papato con una Chiesa travolta da scandali sessuali e finanziari, con gravi sospetti di riciclaggio di denaro ed un Vaticano arretrato che non disponeva nemmeno di un bancomat. Il tutto verificato da Moneyval, l’autorità europea antiriciclaggio, e dalla Banca d’Italia stessa. Il lavoro di Pell e del suo braccio destro, Libero Milone, è stato denso di conflitti con la Curia, l’autraliano finì anche in galera per accuse infondate, poi fu riabilitato.

Milone fu costretto anche a dimettersi, dopo essere stato accusato di abuso di potere. Ora, dopo il processo e la condanna penale al Cardinale Becciu, emergono nuovi scandali alla vigilia proprio del processo d’appello. Giornali come The Australian e The Pillar parlano di smoking gun individuate dall’ormai defunto Pell nelle finanze vaticane, con il rischio di nuove sanzioni per la Chiesa. I dissesti finanziari della Curia furono denunciati già da Bergoglio, che lo definì il grande cruccio del suo papato, arrivando a commissariare il sistema pensionistico vaticano con dure accuse: “Necessarie misure strutturali urgenti, non più rinviabili per la sostenibilità del Fondo, con decisioni non facili e sacrifici per tutti”.

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Papa Prevost dovrà aver a che fare ancora con Milone che, in una conferenza stampa, ha annunciato l’ulteriore ricorso in Cassazione e ha detto di aver avuto, lasciato il ruolo di revisore, ben 18 incontri col cardinale Parolin nel tentativo di comporre la controversia: “Non sono una spia, ho fatto solo il mio lavoro di revisione segnalando una trentina di casi di irregolarità trasmessi al promotore di giustizia per le necessarie indagini. Ma non è stato mai avviato alcun procedimento”. Milone ha confermato l’indiscrezione del The Pillar su procedure illegali: una volta completata una transazione estera, venivano modificati elettronicamente i nomi dei titolari dell’operazione e i relativi codici Iban e Swift. Pell e Milone, chiamati a risollevare i conti della Chiesa, hanno scelto una strada drastica che ha dato fastidio a molti in Vaticano, applicando criteri contabili internazionali alla Curia. Ora, per Papa Leone XIV, la ricucitura non sarà affatto semplice.

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